Una settimana fa. Prendo l’insalata dall’orto e la lavo. Ci trovo un bruco. Piccolo, verde, vorace. Che faccio, lo uccido? Ma no, qualche foglia d’insalata c’è anche per lui. Così per tre-quattro giorni consumiamo i pasti in una famiglia allargata. Moglie, figli e un bruco che consuma la sua insalatina su una tazzina del caffè che gli affido come sua casa temporanea. Poi trovo una gabbietta di plastica – perché il furbo cammina, esce dalla tazzina e si avventura per la casa – e lo metto dentro.
Ed ecco che lui comincia la sua trasformazione e costruisce il bozzolo… a quando farfalla?
Tag: Metamorfosi
Il mito di Giacinto
Apollo, giovane e bello, dio della Grecia, rappresentante del lato razionale e civile della natura umana, era innamorato di Giacinto, principe spartano. Ma anche tra le divinità greche invidia e gelosia sono comuni moti dello spirito, che alimentano storie e intrecci. Così Zefiro, vento dell’occidente, era geloso di questo amore, e ne voleva porre fine.
L’occasione si presentò presto, quando Apollo volle insegnare a Giacinto la disciplina del lancio del disco. Zefiro soffiò forte e deviò la rotta del disco facendolo piombare sul giovane Giacinto che cadde a terra privo di vita. Inutili i tentativi di Apollo di animarlo. Apollo prese tra le sue braccia il giovane spartano, imprecò e supplicò il cielo e le sue divinità, ma dal povero Giacinto il soffio vitale era svanito e solo sangue scendeva dalla testa e bagnava la terra.
Proprio in quel punto, ai piedi di Apollo, spuntò un fiore, che si chiamò Giacinto.
(libera interpretazione dalle Metamorfosi di Ovidio)