Uno liscio, l’altro retato.
Portati sul tavolo della cucina.
Sfiorati dalla luce proveniente dalla finestra.
Se ne stanno lì immobili ed emanano un delicato profumo.
Quello più grande pesa 2,5 kg.
Omaggio dell’orto.
[…]
Tag: melone retato
A proposito di meloni e dell’orto…
… ne conto quattro.
Tutti belli grossi.
Due sono retati, due sono lisci.
Questa estate l’orto non mi ha dato tanti frutti. E tutti in ritardo, ortolano compreso. Da poco i pomodoro cominciano a diventare rossi, e alcuni li ho già assaggiati con l’insalatina – sempre dell’orto. Meglio che inizi a pensare alle colture per la tarda estate, e a fare un po’ d’ordine nel groviglio di pomodori e meloni che hanno invaso tutta la terra.
Il raccolto di settembre: un altro melone
Non ne ho avuto mai così tanti nel mio orto.
L’ultimo nato ha portato la produzione 2012 a 5 meloni (so che qualcuno dei miei lettori se la ride: 5 meloni! Bazzecole).
Ma per me è un traguardo.
Sarà stato il caldo, la concimazione, la posizione? Non lo so.
Me li godo maturare. Il primo che ho raccolto era dolce e buono.
Il secondo, era buono e dolce. Ma proprio buono e dolce! Voglio dire che se lo compero al supermercato il melone… il mio è molto più buono. E allora mi sorgono delle domande.
La prima: come sarà il terzo?
La seconda: se il terzo sarà buono come i primi due, perché i miei meloni sono così buoni? Eppure non ci ho messo niente a parte terra, acqua, compost.
E allora perché sono più buoni di quelli del supermercato? Mi torna in mente Fukuoka: cosa posso non fare (per ottenere lo stesso risultato)? Si chiedeva il saggio giapponese.
Terza domanda, di seguito alla precedente: se i miei meloni sono buoni è perché non faccio? Cioè perché non utilizzo concimi o fertilizzanti chimici, diserbanti, pesticidi e altre cose meno naturali e più chimico-industriali, che alla fine impoveriscono il terreno?
Che paranoie mi faccio! Pensa ad essere un’azienda che produce e vende meloni. Devo fatturare. I meloni devono crescere bene. E devono essere anche belli a vedersi. Che faccio? Uso un aiutino chimico? Tanto la gente li compera lo stesso. E se provassi con i sistemi biologici? Non farei forse un bene anche alla terra, dove i meloni crescono? E alla collettività, riducendo gli inquinanti?
Bisogna fare un cambio di mentalità e di abitudini. Che senso ha mangiare fragole in Veneto a dicembre?
Ai musulmani non è vietato a caso mangiare carne di maiale. Provate voi a mangiare stinco di maiale in un posto dove ci sono 40° C all’ombra! Bene non vi fa. Dietro ad una motivazione religiosa spesso si nasconde una motivazione concreta e scientifica. E non me ne vogliano i musulmani. Anche i nostri proverbi europei funzionano allo stesso modo.
Rileggetevi il Deuteronomio e troverete degli altri esempi.
Adesso mi manca la chiusura per questo post. E non mi viene.
Va bene lo stesso, la rimando al prossimo post. Anzi no, eccola:
alle basi basi di un comportamento alimentare, una volta c’era un’etica. Ma alle basi di un comportamento economico, a volte quest’etica salta, o viene fatta saltare perché riduce i margini di crescita economica. Ecco perché non c’è più religione. La moneta l’ha strumentalizzata. Ma anche questo ciclo sta concludendosi.
Riprendiamoci l’etica.
Ora e subito. Bisogna fare un cambio di mentalità e di abitudini.
Fine del sermone 😉
Il melone visto dall’alto
Questo è il terzo nato, ancora verde verde.
È lì apposta per farsi inquadrare dall’alto, come un pianeta di una costellazione vegetale.
Gli USA hanno fatto atterrare il loro robottino sul pianeta rosso in cerca di forme di vita organica, spero che nella mia costellazione vegetale e formiche non tentino l’atterraggio sul melone, alla ricerca di fessure per intrufolarsi e papparsi la dolce e saporita polpa. Questa volta starò più attento.
La raccolta: il melone
Questa mattina ho raccolto il melone retato. Pronto e maturo per essere mangiato.
Per fortuna l’ho raccolto in tempo. Sotto al melone, a causa di una spaccatura della buccia, un certo numero di formiche si erano insinuate all’interno e vi avevano trovato una cavità dolce e saporita, tanto da cibarsene a strippapelle.
Immaginate di trovare una grotta con le pareti di cioccolata!
Forza formiche, andatevene via. E con un getto d’acqua le ho fatte allontanare.
Porto il melone ai piani nobili, prendo il coltello e taglio deciso a metà. Elimino la parte mangiata dalle formiche e annuso il profumo. Sembra una leccornia. Tolgo i semi col cucchiaio da minestra, li lavo e li metto a seccare – per Silvana.
Assaggio un pezzetto di melone. Il resto in frigo per questa sera.
Delizioso. Veramente saporito.
Nell’orto di quest’anno martoriato dal sole e sfinito dall’assenza di pioggia, il melone mi dà una piccola soddisfazione…
Il melone sta maturando
Pian piano assume le classiche tonalità gialle. Mi abbasso e annuso. Il profumo non è ancora così intenso da essere colto e consumato.
Gli altri due meloni sono verdi, ma si ingrossano ogni giorno di più. Mi piace vedere crecere queste piccole creature vegetali. Sembrano così fragili senza la classica buccia, ma si proteggono mimetizzandosi tra il verde delle loro foglie. Nessun animale nè insetto li ha ancora attaccati – meglio così! – e maturano tranquilli sotto il caldo sole d’agosto…
Il melone retato
Sembra una buona annata per il melone retato che ho seminato e poi messo a dimora nell’orto. La pianta è cresciuta, i tralci si sono diramati a destra e a sinistra e poi un giorno… eccolo! Un melone retato, bello e grosso, mezzo nascosto tra le sue foglie. Piante e frutti crescono di notte, così di mattina hai la bella sorpresa di vederli lì pronti ad essere raccolti. Oppure la sorpresa opposta: non te ne accorgi e ti ritrovi cetrioli e zucchine grandi come mazze da baseball!
Preso dall’euforia del grosso melone retato mi metto a cercarne altri. Ne trovo altri due che stanno crescendo – diametro circa 6 centimetri – e un altro piccin piccino come una biglia di vetro.
Come si capisce che un melone è pronto e maturo per essere tagliato e mangiato? Dal colore, che dal verde diventa biancastro-giallo; dal profumo, che deve sprigionarsi già dalla buccia.