Dolce autunno

Si colora. Certo. Ricrescono anche alcune piante. 

Ad esempio le mie primule, lasciate a funghire sul balcone ecco che si sono risvegliate e hanno buttato qualche foglia di un bel verde intenso.

Poca pioggia. Qualche nebbia. Ma tutto sommato… tanto sole.

E così anche la lavanda ha rifiorito. E a metterla accanto alle due melagrane raccolte mi fa un certo effetto… Mi sembra un poco strano come accostamento, anche se i colori sembrano andare d’accordo.

E i ciclamini. Oh sì, quelli sono rispuntati, e a ragione!

Vi lascio queste tre foto. Sperando di farvi più dolce e colorato anche il vostro autunno… 🙂

Primule
Melagrane e lavanda
Ciclamino
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Melagrane

Adesso sono tutte mature. Fine ottobre ed inizio novembre sono il periodo in cui questi bellissimi frutti arrivano alla loro piena maturazione. Alcune erano già aperte, sull’albero, con tutti i frutti rossi che risplendevano come rubini.
Ne ho raccolte una decina, grandi e piccole, ma buonissime anche quest’ultime.

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Una volta sgranati dal frutto, metto i chicchi in una ciotola di vetro che riempio d’acqua. Galleggiano le impurità – pezzi di buccia e formiche. Queste impurità le tolgo con un passino o a mano. Poi tolgo l’acqua… e sono pronte per essere mangiate – o spremute per preparare un ottimo succo!

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Un altro indicatore dell’autunno

Melagrane. Proprio così. Quando sull’albero i frutti sono pronti, significa che siamo in autunno. E quest’anno per le melagrane non mi lamento, anche se ho avuto raccolti migliori.
Qualche giorno fa ne ho raccolte tre. Grandi e rosse… e buonissime. Il mio frutto preferito.

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Le noti dolenti sono rappresentate dagli afidi, e dal seguito di formiche che se ne prendono cura. Salendo sull’albero ho visto alcuni frutti così pieni di afidi da essere quasi tutti neri. Guanti, pazienza, e via gli afidi con le mani. Formiche che mi camminavano in testa e sulle braccia, una spina dell’albero di melograno che mi entra nella caviglia… ma questo – e non so, forse anche altro? – per gustare i deliziosi chicchi rossi.
Per i rami più alti dovrò usare la scala…

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Melagrane

Quest’anno il mio albero ha prodotto poco, ma non me ne rammarico, perché gli anni scorsi mi ha regalato tante melagrane grandi e saporite. E questo mi basta, Non si può volere sempre un super raccolto! Lasciamo che anche le piante si riposino. È un concetto che va contro la logica capitalistica, quella dei grafici con le curve sempre in salita, quella della super produzione e dei guadagni sempre in crescita. Non crediamo ciecamente a tutte le favole, se posso darvi uno spassionato consiglio. E vi dico di più, se volete donarmi un po’ della vostra fiducia. Ri-pensiamo alle favole che già conosciamo. Pinocchio, ad esempio. Ve lo ricordate quando il Gatto e la Volpe propongono al burattino di “piantare” i suoi denari nel campo dei Miracoli? Ebbene, una operazione del genere non l’hanno fatta anche molti promotori finanziari? Va bene, ritorno alle melagrane – anche se vi confesso avrei voluto scrivere qualcosa dell’enciclica di papa Francesco…

Il mio melograno sembra essersi riposato quest’anno. Tanto meglio. A tutto c’è una soluzione. In questo caso ho già deciso di piantare altre due piantine di melograno – una in realtà l’ho già piantata – che son nate spontanee nel mio giardino. Così in futuro, se un melograno non mi darà frutti a sufficienza, potrò sempre contare sulla bontà dell’altro…

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Le ultime melagrane autunnali

Il raccolto è finito, e l’albero potato. Anche se avrei potuto aspettare, perché non sarebbe tempo di potatura, ho approfittato della temperatura sopra la media per dare un taglio drastico ai rami più alti. Non sempre seguo il manuale, ho imparato ad andare ad intuito. E se poi sbaglio… pazienza.

Ho pensato che il clima non è così umido da correre il rischio di attacchi fungini ai rami tagliati. E così, zac-zac, tagliati i rami. I più piccoli sono andati a finire nella raccolta del verde del mio quartiere, i più grossi nella mia piccola legnaia, e saranno pronti e belli secchi per la prossima primavera-estate.

Mi godo queste ultime melagrane. Poche ma buone.

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Melagrane su sedia bianca

Ecco finalmente i frutti raccolti dall’albero.
Li ho appoggiati sulla sedia bianca. Perché era lì vicina e perché il loro colore risalta bene sul bianco. Sono innamorato di questi frutti, ma non so perché. E allora provo a darmi una spiegazione. Inventata? Forse.

Innanzitutto mi piace raccogliere le melagrane perché non è così facile, o meglio, bisogna prestare attenzione, e stare attenti a dove si appoggiano le mani. Il melograno, tra i suoi rami, nasconde tante spine acuminate che se non hai l’accortezza di evitare ti fanno sobbalzare con un «Ahi!», trattenuto a stento in gola. Una piccola sofferenza o una piccola attenzione per avere una cosa bella, che ti piace. Succede anche nella vita, leggetela come metafora. E poi una cosa bella deve proteggersi dal male e dai pericoli esterni. E sono molte le piante che hanno sviluppato questi meccanismi di difesa. Pensate ai cactus nelle zone aride. Cattedrali di spine nel piatto deserto…

Perché poi mi piacciono i frutti del melograno? Qui entra in gioco un fattore personale. Ogni volta che guardo i suoi frutti ripenso a tutti quei dipinti – su tavola o tela – dove il melograno viene raffigurato in chiave simbolica, dal Quattrocento fino al Seicento, tra le mani della Vergine o accanto al Cristo.

Infine per la sua caratteristica morfologica. Tutti quei bellissimi e saporiti chicchi rossi, nascosti e rinchiusi da quella spessa buccia che passa dal verde al rosso accesso, attraverso un’infinità di sfumature delicate.

Domani li apro, riempio una ciotola e la divido tra me e i miei bambini.

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Melagrane: il primo raccolto

Graziato dal bel tempo, dopo un inizio mattinata di nuvole grigie e pioggia, ho potuto iniziare la raccolta dei frutti del melograno. Un bel cestino pieno. E ne ho ancora tanti da raccogliere dal mio alberello, quest’anno particolarmente generoso. Ecco dunque uno still-life con le melagrane appena tolte dall’albero, messe nel cesto e appoggiate sul tavolino.

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Alcune di queste melagrane che ho raccolto sono state attaccate dagli afidi, e lo si nota dalla buccia, caratterizzata da tanti puntini scuri. Ma all’interno i chicchi sono rossi e saporiti. Anche 2-3 forbicette ho trovato mentre li lavavo. Cosa sono le forbicette? Insetti con la caratteristica forbicina sulla parte posteriore del corpo. E poi le formiche, che dove han trovato la melagrana aperta sono entrate senza pensarci due volte.

Nella foto sotto vedete una melagrana aperta e poi il particolare della stessa foto dove si vedono 2 formiche 2 – che qualche chicco se lo son pappato. Basta lavare la melagrana per bene e si mangia che è un piacere – a prescindere dalle formiche.

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Melagrane

È arrivato il momento di raccoglierle. Ottobre è anche il mese delle melagrane, oltre che delle zucche. E i suoi frutti rossi, preziosi come rubini, sono tra i miei preferiti.
Purtroppo quest’anno il melograno non mi ha regalato tanti frutti. Colpa del caldo e degli afidi.
Pochi ma buoni, per fortuna.
Appena li ho raccolti penso subito a potare la pianta, perché è da questo che dipende la fruttificazione del prossimo anno.

Se si pota bene, ne verranno buoni e ricchi frutti. E se volete qualche consiglio, leggetevi questo post.

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Tempo di melagrane (punica granatum)

Sono rosse e mature, pronte per essere colte e sbucciate.
Come ho già detto in un post dello scorso anno, può sembrare un’operazione lunga, forse anche fastidiosa. Ma, credetemi, ne vale la pena.

I chicchi delle melagrane possono essere consumati così, come escono dal frutto, oppure possono essere spremuti (anche con uno spremipatate) e diventare un’ottima bibita dissetante – detta “granatina” – ricca di tannino.

Chi ha la passione per la cucina può sicuramente trovare delle ricette per piatti più sofisticati. L’Artusi ci parla dei Cefali delle Valli di Comacchio, che lui assaggiò, “[…] ottimi in gratella, col succo di melagrana […]” (ARTUSI, L’arte di mangiar bene, Giunti, Firenze 1991, pag. 458).

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Un cesto di melagrane

Non del mio orto, questa volta, e non un solo cesto, ma tre e ancora ce ne sono sull’albero, dove sarebbero rimaste, se non mi fossi prodigato con scala e forbice a raccoglierle.
“Ma le mangi?”
“Certo che le mangio. Anzi, ci faccio anche la spremuta, visto che sono così tante.”

Non rosse come le mie, queste melagrane. Devono aver preso poco sole, perché la pianta ha troppi rami e foglie. Nemmeno dolci come quelle raccolte dal mio albero, ma comunque molto buone.

Riprendendo la domanda “Ma le mangi?” rivoltami dal possessore della pianta, ho conosciuto, tempo addietro, una signora che aveva tre grandi piante di lavanda e, parlando del più e del meno, mi dice che è andata a comperarsi dei profumi per la macchina. E la lavanda scusi? Ah, perché si può mettere in macchina?

Per non parlare di chi ha l’acqua del rubinetto buonissima e va al supermercato a comperarsi l’acqua minerale nelle bottiglie di plastica. A meno che non hai esigenze particolari bevi l’acqua del rubinetto! O no?