Dal 22 al 26 giugno 2011 al Parco Fluviale del Retrone. Concerti, film, dibattiti, tantissime cose per costruire un mondo migliore. Quello che io volevo segnalarvi è l’appuntamento di mercoledì 22 giugno alle 17.30: Agricoltura sostenibile: il metodo Fukuoka, a cura di Cibo per la Pace – Iskron per la coscienza di Krishna.
Per uno sguardo complessivo sul programma della manifestazione collegatevi al sito festambientevicenza.org… e buona festa!
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Gli attrezzi del mio orto: la motozappa
di Maddalena Barattini
Ieri mia mia madre mi ha regalato una motozappa.
Era in offerta, io le avevo detto di non comprarla (excusatio non petita), ma lei non ha resistito. L’ho subito montata.
Mi piazzo nell’orto, non parte. Sarà la prolunga? Allora vado in casa, prendo il ferro da stiro, lo porto nell’orto, lo collego, e si accende la spia. Ero nervosa, volevo trascinare avanti indietro la mtozappa, vendo la forza di un bue. Invece ritorno a studiare il libretto di istruzioni, che mi era sembrata una cosa inutile. C’era un meccanismo antibambino! È partita e ho moto-zappato che è un piacere.
So che a Fukuoka non sarebbe piaciuto, per cui un po’ mi vergognavo.
Motozappavo col senso di colpa, il ferro da stiro rimasto sul vialetto mi guardava storto.
Lo strobilo del cipresso
Isola Vicentina è un piccolo paese in provincia di Vicenza. Salendo sulla strada che porta al convento e andando poi dritti per il bosco si arriva ad un vecchio eremo, sopra la collina.
E qui la prima sorpresa, perché si arriva in una piccola ma elegante distesa di ulivi. Una stradina le corre accanto e sul lato opposto si ergono, sempre verdi e tranquilli, i cipressi. Siccome la foto delle pigne della magnolia ha suscitato un poco di sorpresa ecco che ho deciso di fare la foto anche alle pigne dei cipressi – “pigna” è il termine volgare e basso, “strobilo” è il termine altolocato 😉
E siccome lì in alto il paesaggio era piacevole agli occhi vi regalo – anche se è sempre meglio viverlo di persona, a contatto – una foto delle colline che scendono e si rialzano, con gli ulivi e i colori dell’autunno.
Vi assicuro che trovare lì sopra gli ulivi mi ha destato un po’ di sorpresa. Ma dove sono, in Toscana? In Sicilia forse? L’ulivo non è proprio albero del nord, chi lo coltiva lo fa per l’olio, ovvio. E così mi viene subito alla mente Fukuoka, che nel suo viaggio in Italia – è stato, se non sbaglio, qui in Veneto a Preganziol (TV) – e anche lui aveva visto tanti ulivi lì piantati, un poco fuori dal loro contesto naturale – e sono sicuro che anche il Pizzetti avrebbe qualcosa da ridire.
Ma lasciamo stare. Lo strobilo del cipresso. E le radici? Perché questi begli alberi – della famiglia delle Cupressaceae – li relegano al cimitero? Per le radici, appunto. Poiché le radici di tutti gli alberi seguono pressapoco l’andamento della loro chioma, così le radici dei cipressi, come i loro rami, si sviluppano in verticale sotto il terreno, senza creare problemi con le bare.
Dunque anche una foto per riportare alla giusta bellezza questo strobilo e questo bell’albero, che a vederlo con i suoi fratelli zigzagare lungo una tortuosa strada collinare – magari in Toscana – ti regala un bel quadro che ti verrebbe voglia di prenderti tavolozza, tela e pennello e passare una giornata a dipingere…
Un addio per Fukuoka
Ne sono venuto a conoscenza solo questa sera che il 16 agosto è morto Masanobu Fukuoka, l’autore del libro – per me una piccola rivelazione – La rivoluzione del filo di paglia (Libreria editrice fiorentina).
Si è spento in Giappone a 96 anni, me ne dispiace, ma i suoi insegnamenti vanno oltre la sua morte.
Dovrebbe uscire anche un suo libro postumo, edito dalla Libreria editrice fiorentina, dal titolo La rivoluzione di Dio, della Natura e dell’Uomo.
Buona notte.
Fukuoka e gli OGM
Dopo aver letto una sessantina di pagine de La rivoluzione del filo di paglia di Masanobu Fukuoka non ho potuto non pensare all’agricoltura con OGM (Organismi Geneticamente Modificati). Dunque l’insegnamento di Fukuoka è stato inutile?
E perché ostinarsi a modificare la natura e ad imporre queste nuove soluzioni a chi non ne ha assolutamente bisogno?
Ho trovato in rete questo dialogo di esperti agricoltori, e un po’ mi spaventa, perché questi nomi mi sembrano usciti da un laboratorio chimico-farmaceutico e non capisco cosa abbiano a che fare con il coltivare la terra.
come mai pablito niente pioneer???
Io non ho ancora deciso definitivamente ma direi:
Pioneer A46 per terreni argillosi
pioneer G44 per massime rese
Kws Kermess per pastone
Dkc 6666/ 6530 per massime rese
proverò anche un pò di
Nk Helen e mitic della SIS
Ripensandoci questi nomi potrebbero essere anche i nomi di azioni quotate in borsa. Perché io devo mangiare mais o soia OGM – probabilmente anche senza saperlo! parentesi: la normativa europea (Reg 1829 e 1830) prevede una tolleranza di OGM dello 0,9%, sopra la cui soglia è obbligatorio dichiarare nell’etichetta la presenza di OGM, chiusa parentesi – e non posso mangiare un mais naturale? Forse dovrei, come mi suggerisce Fukuoka, comperarmi 1000 mq di terreno e coltivarlo per rendermi indipendente dalle “cose” (non saprei come chiamarle) che mettono sul mercato le multinazionali della produzione alimentare? Immagino che se lo facessi arriverebbe, un giorno, un signore o una signora ben vestiti, a provare a convincermi dell’ultima trovata scientifica per migliorare la produzione, per fare colture che non vengono attaccate dal parassita X (ma magari in futuro verranno attaccate dal parassita Y), ed infine perché altrimenti loro si trovano senza lavoro.
Dopo decenni di esperienza ci siamo accorti che fertilizzanti, concimi e prodotti chimici possono provocare più danni all’ambiente di una biblica invasione delle locuste, e adesso siamo tentati di provare con gli OGM (entrati in commercio nel 1996), delle cui conseguenze esistono pareri antitetici e tra loro contrari. Non si possono testare esclusivamente in laboratorio? Sembrerebbe di no, perché comunque le multinazionali che le producono devono guadagnare, non sono associazioni senza scopo di lucro. E per adesso convincono al loro utilizzo le popolazioni più povere (così come avevano fatto con il latte in polvere), mentre spingono attraverso la politica i Paesi europei a farsi portatori del “progresso scientifico”, e a farceli mangiare ad ogni costo, cioè non indicandoceli (se sotto una certa percentuale, 0,9%) negli ingredienti degli alimenti.
A questo proposito mi sembra molto sensato il commento di Edo Ronchi (Ministro dell’Ambiente dal 1996 al 2000) nel lontano 2002 “[…] è difficile cogliere l’utilità dell’introduzione degli OGM a scopo alimentare perché oggi il problema non è certo la quantità, quanto la qualità del cibo. Inoltre, è stato dimostrato, ad esempio, che il mais transgenico non ha prodotto risultati soddisfacenti e la soia resistente ai diserbanti ha aumentato l’impiego di erbicidi.” (in Biologia Ambientale, 16 (n.1, 2002), “Uno sviluppo capace di futuro. Intervista a Edo Ronchi”, a cura di Valentina Parco).
So di essere uscito di molto dal tema di questo blog e forse di avervi annoiato, ma non potevo non estrinsecare questa mia preoccupazione e lanciare un appello a produttori e consumatori: convertitevi all’agricoltura naturale di Fukuoka, o andate verso quella direzione! Non diventate come quel ricercatore che sta “[…] immerso nei libri notte e giorno, sforzando gli occhi e diventando miope, e se domandiamo che lavoro ha fatto in tutto quel tempo: ha inventato degli occhiali per correggere la miopia.” (FUKUOKA, 1980, pagg. 45-46)