Vita nell’orto

Arriverà anche l’estate, ma la primavera è la mia stagione preferita. E so bene di non essere l’unico a pensarla in questo modo.

Clima mite e temperature piacevole, con un andirivieni di giornate assolate, nuvolose e qualche pioggia a intermezzare questo scambio quasi tennistico. E la Natura che si accende di toni gioiosi e sonori. Si vedono i primi insetti sui fiori che sbocciano in continuazione.

Ecco api e sirfidi volare tra i fiori.

E tra gli iris un’ombra nefasta! Uno di quegli insetti che i fiori li amano, ma anche li rovinano. Gli lascio pranzare in pace tra i bellissimi petali bianchi.

Eccolo qui il colpevole! Mamma mia! Ma quanto è brutto da così vicino!

E poi, mi volto… e chi ti vedo tra le lunghe foglie degli iris? Una libellula, che si è appoggiata. Azzurra come il cielo. Dicono sia sintomo di buona qualità dell’aria. Mah… non mi interessa approfondire la notizia, mi basta la libellula, che a trovarla nel mio orto in città mi chiedo da dove sia arrivata. Ma anche l’anno scorso l’avevo incontrata. E anche l’anno prima. Quindi ben ritornata!

Libellula

Infine la solita farfalla cavolaia. Questa volta la osservo planare tra la rucola.

Un bel movimento nell’orto di maggio…

Farfalla cavolaia
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Domenica… in città

Per me la domenica – almeno quando sono a casa – è il giorno delle lavatrici, del giardino, del Leopardi.

Delle lavatrici perché domenica l’energia elettrica è in fascia 3, cioè è la fascia più economica – poi c’è la fascia 2 e la fascia 1, la più costosa. Anche se vado via, una lavatrice al mattino la faccio comunque. Se sono a casa ne faccio anche tre e a volte quattro.

Poi è la giornata del giardino, perché comunque riesco sempre a ritagliarmi del tempo anche solo per osservare fiori e insetti.

E infine è la giornata del Leopardi. E voi vi chiederete perché proprio del Leopardi e non – che so – del Foscolo o del Montale. Perché Leopardi nella sua poesia Il sabato del villaggio (1829) fa tante lodi al sabato, ma poi arriva la domenica (e i pensieri corrono al lunedì):

Questo di sette è il più gradito giorno,

pien di speme e di gioia:

diman tristezza e noia

recheran l’ore, ed al travaglio usato

ciascuno in suo pensier farà ritorno.

Il piacere è quando la festa (la domenica) è imminente, ma non ancora presente. Poi invece quando arriva la domenica, tutti capiscono che la festa non è così bella come tutti se la aspettavano – questo secondo il Leopardi. Però caro Giacomo, dai che anche la domenica ha delle cose belle. Se solo distogli l’attenzione dagli umani pensieri, e ti metti a osservare un semplice fiore, vedrai che qualcosa di buono e di gioioso lo troverai. Anche se è domenica.

Qualche esempio di cose belle, qui sotto…

Ad esempio degli iris bianchi illuminati dalla luce del sole pomeridiana…

Oppure una farfalla cavolaia che sta planando sopra alla rucola…

O, per finire e non tediarvi ulteriormente, delle semplici margheritine di campo che ho preferito lasciare lì intatte quando ho tagliato l’erba del praticello…

Buona Domenica 😉 […]

Creature dell’orto

Sedetevi tranquilli, su una comoda sedia, e osservate il vostro orto, molto lentamente…

C’è la farfalla cavolaia, che attenta i miei cavoli deponendo le uova. Ma è così bella vederla volare che non ho il coraggio di scacciarla. Non danza da sola, ma accompagnata ad un’altra e si intrecciano per un momento, poi si allontanano, infine, ognuna si fermano su qualche fiore. E poi sui cavoli.

farfalla cavolaia

C’è la mosca, insetto inetto, forse sporco, non certo piacevole a vedere. Ma il ragno l’aspetta nella sua tela. Dunque anche la mosca la lascio volare, e appoggiarsi alle colture.

mosca

Ci sono le api e le sirfidi. Impollinano a tutto spiano. E tanto le vorrei ringraziare del loro lavoro. Ma non faccio tempo ad avvicinarmi che subito volano via. È un piacere non solo vederle tra i fiori, ma sentire il rumore – musica¡ – delle loro ali, mentre si appoggiano da un fiore all’altro.

ape

C’è la locusta, ancora piccina, che deve crescere. Certo non la scaccio. Finché è da sola non ci sono problemi. Ma se arrivassero a frotte… ne sarei impaurito. Mangia pure qualche foglia piccola locusta, te lo concedo volentieri.

piccola locusta

C’è la lucertola, anzi, ce ne sono tante. Gli piace nascondersi nel composter. Poi esce quando ci sono i primi raggi di sole, per riscaldarsi come se fosse in spiaggia. È così veloce nella fuga che quasi non riesco a fotografarla. Alle lucertole lascio cibarsi delle fragole. Sembra ne siano ghiotte.

E poi c’è la chiocciola, anzi, ce ne sono tante. E loro sì possono rappresentare un problema. Ma il riccio ne fa man bassa, quando esce di sera. È sempre così timido e riservato che l’ho visto nemmeno una decina di volte.

chiocciola

Poi ci sarebbero tanti altri insetti, ma non vorrei annoiarvi.

Sarà per un prossimo post…

Love is love

In orto accade di tutto, è il mio piccolo microcosmo.

Così mi è accaduto di imbattermi in due farfalle cavolaie (ahi ahi per noi piccoli orticoltori sono una piccola disgrazia) che si stavano accoppiando.

Cercando un po’ in rete per meglio informarmi sulle loro abitudini e sul fatto se quello che ho visto e fotografato sia effettivamente un accoppiamento, mi leggo il sito “Farfalle d’Italia”, della Regione Emilia Romagna.

“In generale, si può dire che nelle farfalle e nelle falene si sono evolute due differenti strategie comportamentali per l’incontro dei sessi. Nelle prime, il maschio ricerca attivamente la compagna dando preminenza ai segnali visivi; segnali di tipo odoroso (chimico) intervengono solo in un secondo tempo, quando i partner si trovano a stretto contatto. A tale scopo nei maschi di moltissime specie di farfalle esistono squame modificate a funzione ghiandolare, chiamate androconi o plumule. Sulle ali, gli androconi possono essere dispersi tra le altre squame, riuniti in ciuffi o protetti in particolari tasche e pieghe delle nervature.

Ma possono anche essere localizzati in altre parti del corpo, per esempio su antenne, zampe, addome, apparato genitale. […]

Le cavolaie del genere Pieris compiono invece i cosiddetti ‘voli ascensionali’ con i quali viene saggiata la disponibilità della partner all’accoppiamento. Quando un maschio raggiunge una femmina, le due farfalle iniziano un volo ascensionale elicoidale, velocissimo, che può raggiungere anche i 20 m di altezza dal suolo. Se la femmina è già stata fecondata, il maschio si lascia quasi cadere verticalmente, rinunciando all’obiettivo, mentre l’altra continua a compiere spirali in volo, abbassandosi più lentamente. Se è recettiva, il maschio continua il corteggiamento fino a che la femmina non accetti l’accoppiamento.

Per le cavolaie, come per tante altre specie, è particolarmente importante il segnale visivo percepito nella lunghezza d’onda dell’ultravioletto, invisibile all’occhio di un osservatore umano. Le farfalle, e gli insetti in generale, percepiscono una vasta gamma cromatica: l’ambiente in cui vivono appare ai loro occhi con colori diversi rispetto a quelli percepiti da noi esseri umani.”

Se siete vi interessano le farfalle potete trovare maggiori informazioni nel già citato sito “Farfalle d’Italia” di cui vi lascio qui sotto il link:

http://www.aice-epilessia.it/farfalle/index.htm

Nota: il sito è nato per sostenere la ricerca sull’epilessia.

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Cavolaia

Non sono certo le amiche del nostro orto.
Il soprannome dato a queste farfalle la dice lunga sulle loro colture preferite.
E non sono tanto le farfalle, quanto i bruchi che escono dalle loro uova… come già sapete.

Ecco perché, per rendermele più simpatiche e amiche, ogni tanto ci faccio una foto macro…
L’amore nasce anche dalla conoscenza. Così adesso dimentico più facilmente i danni sui miei cavoli e apprezzo di più i loro voli, di fiore in fiore. Questa farfalla nella foto si era appoggiata su una foglia di salvia.

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Come io vedo l’autunno

Arriva silenzioso, in punta dei piedi, salutando con un cenno. Si appoggia comodamente sull’orto come tante gocce di rugiada, come una soffice nebbia. Una volta nell’orto comincia un lungo discorso con tutte le colture presenti. Parla sottovoce, con lunghe pause di silenzio. Parla anche con lo sguardo, con un sorriso paterno verso tutte quelle colture – pomodoro, melanzane, zucchine, etc. – che hanno terminato di dare frutti, e torneranno nella terra.
Questa è la mia visione, che riguarda la prima parte dell’autunno. Poi c’è un autunno di colori, di cui parlerò in qualche successivo post.

Nell’antichità – raffigurazioni pompeiane e romane – l’Autunno viene raffigurato con grappoli d’uva e foglie di vite. Nel Rinascimento l’Autunno viene impersonato da Bacco. Nel Settecento, nel genere pittorico delle fêtes galantes, la scena autunnale è interpretata da giovani innamorati che si rifocillano dopo la vendemmia.

Io invece ho scelto come immagine del (mio) autunno, una farfalla cavolaia, forse infreddolita o comunque anche lei consapevole del cambiamento verso un clima più freddo, che si è appoggiata su una foglia di cetriolo – che nel mio orto ancora sta dando qualche sporadico frutto.

Come scrivevo più sopra, è un autunno ancora dai pochi colori, ma – ripeto e spero – avrò occasione di soffermarmi anche sui magnifici colori di questa “stagione di mezzo”.

farfalla cavolaia