Grazie Giappone

Sono sempre stato attratto dalla cultura giapponese, fin da ragazzino. Fumetti, film d’animazione, poi film, ma anche disegni, architettura, e infine fotografia – nella sua accezione tecnologica, dei colossi quali Nikon, Canon, etc.

Ma perché in questo contesto simil bucolico, porto i miei ringraziamenti al Giappone? Che nesso ho trovato con il mio orto? L’ecologia, o la tendenza all’ecologia. In pratica le auto ibride. Che, badate bene, non risolvono il problema dell’inquinamento. Il problema dell’inquinamento nelle grandi città è dato dagli impianti di riscaldamento (a gasolio, legna, e nella migliore delle ipotesi a metano). Non è un caso che i divieti di transito e le limitazioni all’uso di euro 0 – 1 – 2 – 3 e 4 siano limitati al periodo invernale. E poi, magicamente – ma neanche tanto – scadano per il periodo primaverile ed estivo, per poi ritornare a far la voce grossa ad autunno inoltrato. Nel periodo estivo, nelle grandi città, non si usa il riscaldamento. Mentre potete tranquillamente circolare con la vostra auto euro 0 – 1 – 2 – 3 e 4 per tutta la primavera e l’estate.

Ma ritorniamo all’auto ibrida. Parlo della ibrida e non dell’elettrica, perché il costo per una ibrida è sicuramente inferiore a quello di un’elettrica. E poi perché non ci sono ancora tante stazioni dove ricaricare l’automobile elettrica… e, lo ammetto, non sono nemmeno pronto per trattare l’argomento delle batterie – tutto il ciclo delle batterie elettriche: produzione, uso e smaltimento. Parlo per adesso dell’auto ibrida. 

Le prime autovetture di questo tipo sono giapponesi – il debutto della Toyota Prius è del 1998 al Salone di Detroit. Dalla Toyota, alla Honda, e via di seguito. Il mio ragionamento parte da una semplice e pragmatica considerazione. Vi siete mai trovati a camminare su un marciapiedi vicino ad una strada trafficata, con vicino un semaforo? Tutte quelle macchine ferme, ma con il motore che continua a produrre gas di scarico. Anche se le auto sono ferme. La puzza che senti ad ogni passo. E il rumore. Un brusio continuo, infinito, che non smette mai. Con l’auto elettrica, quando sei fermo al semaforo, non produci rumore, né gas di scarico. Aspetti solo che arrivi il verde. Parti con l’elettrico e poi all’aumentare della velocità passi al motore termico.

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La visualizzazione, tramite display, della batteria elettrica e del motore termico

Così mi sono comperato un’auto ibrida. Sono arrivato a stabilire il mio record di consumo su percorso extra urbano a 3 litri per 100 km. Non male! Ovviamente bisogna guidarla con una certa strategia: no accellera – frena – accellera – frena e pagliacciate simili… può diventare anche troppo rilassante guidare un’auto ibrida, state attenti!

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La schermata con il calcolo dei consumi per ogni percorso
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Nulla si crea, nulla si distrugge, nulla si butta

La nostra società ci abitua fin troppo bene a gettare le cose, e molti prodotti che comperiamo sono già per metà spazzatura. Strappando l’erba con le mani, nel mio tentativo di riportare una certa razionalità, ordine e decoro nel giardino, avrei potuto buttare anche l’erba nell’apposito cassonetto – qui a Vicenza sono color verde. Ma invece no. Nulla si butta. Soprattutto le cose apparentemente inutili. Come appunto dell’erba appena tagliata.
Fukuoka insegna – quel poco che ho imparato e adattato alle mie esigenze. Così per proteggere la terra dal sole di aprile, ho sparso l’erba tagliata sulle due porzioni del mio piccolo orto – nelle altre due c’è ancora il telo pacciamato.

Quest’erba si seccherà, poi comincerà a decomporsi, diventerà “casa” per tanti piccoli insetti, infine se un giorno deciderò di vangare il terreno, andrà a finire sotto alle zolle di terra – tecnica del sovescio.

Non mi dimentico il fattore estetico. A guardare questo tappeto erboso, già l’orto vuoto di aprile mi piace di più. Mi vien quasi voglia di stendermici sopra…