Nel mio gironzolare a ufo, nelle domeniche appassite, mi imbatto in tante cose che non sto a dirvi, ma di questa vorrei raccontarvi, almeno un po’, perché è stato un inusuale incontro, e poi per cambiare un po’ dopo tanti pomodori, zucchine, zucche, ravanelli, coccinelle e compagnia bella.
Una civetta siberiana di due mesi e mezzo, nata in cattività in provincia di Vicenza, che balzellon balzelloni cercava di volare, senza riuscirvi, ed emetteva un verso acuto, quasi un fischio stridulo e costante, spostandosi di qua e di là senza nessuna meta apparente.
Poi è arrivato il suo proprietario, con alcuni pezzi di carne cruda, per sfamarla, almeno finchè non impara a volare ha detto, e mi ha spiegato un po’ di cose sulle abitudine del rapace notturno e sulla sua storia: da mamma e papà civetta allevati e istruiti in cattività è nato questo frugoletto. Due mesi e mezzo è già i suoi artigli incutono un po’ di terrore. Mi passava tra le gambe senza timore, io un po’ sì, perché il suo becco non è di gallina, ma di rapace, e fortunatamente i miei polpacci non hanno attirato il suo appetito. Se ne sta comunque bene, qui nel nord-est, la civetta extracomunitaria. Ha bisogno solo di ombra, ché la notte entra in azione – e la notte è fresca… e lunga, dicono.
Cosa dire di questa civetta? Bellissima, ma i suoi occhi sono stupendi… gialli gialli gialli. E dunque mi sono avvicinato lentamente e gli ho fatto una foto.