L’autunno si vede… dal calendario!

Proprio così, guardo il calendario e scopro che tra due giorni (23 settembre) sarà autunno. Altrimenti, da solo, non ci sarei arrivato. Qui al nord il clima è più che mite, è caldo, siamo in piena estate.

Sudo a vangare l’orto, le gocce che mi scendono dalla fronte, copiose, come se fosse estate. 

Ho piantato un pò di cavoli. Per l’inverno. Se mai arriverà.

È caldo anche a camminare, mi diceva una mia amica domenica, che era stata a fare una passeggiata in centro città.

Va bene, prendiamo le cose come vengono. A metà settembre, quasi autunno, fa caldo che sembra quasi estate. Anzi, togliamo il quasi.

E allora mi riguardo l’orto, a vedere cosa si può raccogliere quando le stagioni sembrano arrivare in ritardo. Con questi pensieri spero di consolarmi un pochino.

Ecco allora la zucca, sta maturando bene – anche se ha il mal bianco, cioè le foglie da verdi diventano bianchicce, poi appassiscono e si seccano. Il mal bianco può causare anche la morte dell’intera pianta, ma fortunatamente non è il mio caso. 

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I cavoli piantati invece hanno subito l’attacco delle chiocciole. Qualche foglietta è andata. Pazienza, spero non si mangino tutta la pianta.

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Poi c’è il vecchio bosso di mia cognata, che me lo ha regalato tanti anni fa, e già a quell’epoca era tanto vecchio. Una specie di oggetto che si tramanda di generazione in generazione quando si fanno i lavori alla casa e bisogna togliere il bosso da lì. Anche il bosso è stato attaccato dai parassiti. Il bruco del bosso, più correttamente la  piralide del bosso, scientificamente il Cydalima perspectalis, che crea gravissimi danni, anche su grandi estensioni di bosso. Lo riconosci subito perché le belle e verdi foglioline del bosso da un giorno all’altro cambiano colore, diventano marrone chiaro. Se sei in vacanza e arriva il bruco del bosso, quando torni a casa ti ritrovi il bosso tutto seccato, con i rametti pieni di simil ragnatele e ridotti a filetti sottili. In realtà la colpa è delle larve, che si mangiano le foglie per diventare poi bruchi e nuovamente farfalle. Per la precisione storico-geografica, il bruco del bosso si è propagato dal Friuli nel 2012, per poi scendere nelle regioni del nord e arrivare fino in Toscana. Viaggiano questi bruchi, non c’è da scherzare. Poi quando ti ritrovi il tuo bosso da verde a marrone chiaro, non è che ti importa molto sapere da dove si è propagato questo bruco, non è che puoi andare in Friuli e chiedere i danni al Comune. Figurati. Te la devi cavare da solo. E come si fa? Se sei in tempo taglia tutti i rametti infetti e bruciali – meglio se li bruci. Poi guarda ogni giorno il bosso e aspetta che ricominci la sua attività vegetativa. E, per fortuna, così è stato per il mio bosso, regalatomi da mia cognata che l’aveva ricevuto da sua nonna, che l’aveva ricevuto da chissà chi. Ecco una foto felice con il bosso che dai vecchi rami fa uscire tante foglioline verdi.

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Quando vedi una pianta mezza morta riprendere a germogliare sei sempre felice. Ti dimentichi anche dell’estate calda, dell’autunno che non arriva, delle temperature alte dopo la metà di settembre.

Ecco, ho finito. Vi auguro un buon autunno… fresco… mah…

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L’estate del cavolo

A darmi soddisfazione questa estate, sono stati i cavoli.

Sei cavoli ormai quasi tutti maturi che sono riusciti a sopravvivere all’ingordigia delle chiocciole. Poi, in questi ultimi giorni, causa sporadiche piogge temporalesca sul mio orticello, le chiocciole sono tornate e mi hanno mangiucchiato tante foglioline, lasciando però intatto il cuore.

Ho un rapporto d’odio / amore con chiocciole e lumache. Sono belle a vedersi quanto temibili per le colture del mio orto. Mangiano insalata, foglie di cavolo, piantine appena interrate, fiori. Ma tutto sommato l’invasione è contenuta, e non avendo una produzione commerciale, posso permettere che qualche fogliolina se la mangino anche loro.

Certo che andare nell’orto e non trovare più le piantine da poco interrate – e vedere l’inequivocabile scia bianca e luccicante sul terreno, segno che lì la lumaca è passata e ha cenato. In quei momenti perdo un po’ le staffe, e maledico le bestioline così lente ma così fameliche che non riesco ad immaginarmi come possano magiare tutto quel ben di dio.

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Tra qualche giorno porterò a tavola il primo cavolo. Anzi no, lo prendo subito, perché mi accorgo che se di sera ci sono le lumache, di giorno c’è anche questa cimice rossonera. Tanto vale raccoglierlo e portarlo in cucina.

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Sotto al cavolo ci trovo anche una chiocciola… casualmente.

Tolgo le varie foglie… e rimane poco. Un piccolo cavoletto da fare con l’insalata oggi. Almeno mi consolo che è cibo sano del mio orto…

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Chiocciole

Con l’abbassamento delle temperature di settembre e qualche pioggia qua e là, riecco spuntare le chiocciole.
Non ho mai avuto tante lumache nel mio orto da comprometterne il raccolto, e la soluzione di mettere l’insalata in vaso mi ha aiutato a sopportare la presenza di chiocciole e lumache. Ma ci sono stati anni in cui mi hanno mangiato un bel po’ di frutti.

A vederle così, tra le foglie secche del ligustro e qualche trifoglio sono anche belle e formano una delicata texture di colori autunnali.
Ad averne tante invece… diventano la disperazione di ortolani e giardinieri.

Rimedi contro le lumache? Ce ne sono, e vi rimando alla pagina di Giardinaggio Semplice dove si parla di vari misure precauzionali contro insetti, muffe e funghi delle nostre piante: cliccate qui.

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Accidenti alle lumache (ma anche una cosa bella!)

Mi ero così entusiasmato a vedere alcune colture del mio orto circondate dai bellissimi tagete che quella mattina – sì, quella mattina – a veder i tagete così ridotti, proprio non ci ho più visto! Lumache e chiocciole! Siete state voi!
E fortunata te Maddalena che di lumache non ne vedi più tante come una volta… sono arrivate tutte nel mio orto.

Non trovando altro di cui cibarsi – a parte le zucchine che ho protetto e per ora il vaso/castello funziona – si son dati alla pazza gioia di mangiarmi foglie e gambi di tagete.
Guardateli. Che tristezza lì caduti al suolo, con il fiore chinato, esausto, privo di linfa.

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E così la stessa sera eccomi a frugare e cercare lumache. Alcune colte in fragrante a mangiarsi il tagete! Dicono che dove passava Attila non cresceva più l’erba. Non è che le lumache siano da meno! E per fortuna sono piccole. Immaginatevele giganti. Come in uno di quei film di fantascienza con gli insetti giganti – c’erano i più a noi umani più repellenti: ragni, scarafaggi, millepiedi… ma lumache mai. Sarebbe stato buffo vederle. Lo sceneggiatore le ha subito scartate. Eppure la loro piccola dimensione e la loro lentezza è la loro forza. Chi non conosce l’orto sottovaluta spesso i danni delle lumache.

Ma basta lamentarsi. Adesso la cosa bella.

Perché mentre sono lì nel buio che frugo con le mani nei fiori – la pila non la trovo più. Ne ho comperate tre e i bambini me le nascondono per giocarci loro. Dicevo, mentre sono lì che frugo con le mani, sento un rumore. Timido timido. Sto in silenzio. Silenzio. Riprendo a frugare. Ancora quel rumore. Sto in silenzio. Ancora quel rumore.
E allora mi avvicino, e già immagino. È proprio lui: il riccio! Uno della famiglia che abita nel mio orto. Era da tanto che non lo vedevo – forse non è lo stesso del primo incontro, ma non fa niente. Bello avere un riccio – o forse una piccola famigliola di ricci – in un orto di città.
Accendino. Eccolo lì! Intimorito e immobile. Chiamo i bambini e lo guardiamo senza avvicinarci troppo a lui.

Però, caro riccio, non potresti mangiare un po’ di lumache?

Ho immaginato…

di Maddalena Barattini

L’inverno è stato lungo, e io ho guardato l’orto dalla finestra, senza mai entrarci.
Ho visto le foglie ammucchiarsi, la neve cadere.

E ho immaginato… la vita addormentata, che aspettava la primavera.

L’orto mi mancava, perchè anche in inverno ci razzolavo spesso.

Ma io mancavo all’orto?

Un giorno cercavo un libro nella libreria del corridoio, e ho trovato questa chiocciola.
Sicuramente è venuta a vedere come stavo, a farmi un po’ di compagnia.
Così se io non uscivo, un pezzettino d’orto è entrato in casa, per starmi vicino.

Chiocciole apotropaiche

Dedicato a Maddalena

Che queste chiocciole finte possano allontanare, o quanto meno far diminuire, tutte le chiocciole che Maddalena trova nel suo giardino e nel suo orto, che si arrampicano e si aggrappano a fiori, frutta e verdura…
Chissà se funziona…
?
Con simpatia,
Davide

Apotropaico: dal gr. apotrópaios, der. di apotrép ‘allontano’.
Nota: guardatevi qualche palazzo sei-settecentesco. Noterete, sopra le arcate, delle strane facce, dalle inconsuete epressioni mimiche… servivano per allontanare gli spiriti maligni.

Chiocciole come opossum

di Maddalena Barattini

Ho estirpato le malerbe tra i lamponi, i ribes, il mirtillo americano, e le fragole fiorite.
Un gran caldo e una gran fatica. Però lo spettacolo di una pianta di “non so cosa” che perdeva i petali come fosserro neve, mi ripagava. Impossibile fare una bella foto che mostrasse la leggerezza e il movimento lieve, senza rumore, dei petali rosa.

Appese ai lamponi stanno le chiocciole, sembrano opossum.
Le ho sistemate nei soliti barattoli di latta, che chiudo con una vaso di plastica, così passa l’aria dai buchi… e qualche piccola lumachina fortunata.

Con la vanga ho inseguito per un po’ gli stoloni della gramigna, poi il sole sempre più caldo, mi son accorta che tentavo di vangare da seduta. Ci avete mai provato? È faticosissimo, e un chiaro segnale che si deve rientrare in casa e bere un bicchiere d’acqua.

Le chiocciole e la filosofia

Dopo la smania di estirpare tutta la gramigna del mondo, si vede che ho bisogno di nemici, ora me la prendo con le chiocciole e le lumache.

Però anche loro…son dispettose! Mangiano i germogli delle verdure e le corolle dei fiori.
Io le seguo, le scovo, controllo le scie che che lasciano, e che brillano per tutto l’orto. Ce n’è tante nell’erba sotto gli alberi grandi, il fico, il melo, e tra i cespugli in fondo, dove ancora non ho fatto pulizia, e ci sono delle fascine di rami da portar via.

Più ne raccolgo e più ne trovo. I bambini pigri non mi volevano aiutare, così ho promesso un pacchetto di figurine ogni venti lumache massimo due pacchetti.
Mio marito dice che è corruzione dei giovani, e che per questo Socrate è stato condannato a bere la cicuta. Però era domenica pomeriggio, i giornalai erano chiusi, i bambini si sono divertiti, e poi si son dimenticati delle figurine.

Così è finito tutto bene. Anche le lumache, liberate in campagna, stanno bene, credo guardino il nuovo paesaggio con i loro piccoli occhi timidi, e facciano lunghe passeggiate chiacchierando tra di loro di filosofia.