Dolce autunno

Si colora. Certo. Ricrescono anche alcune piante. 

Ad esempio le mie primule, lasciate a funghire sul balcone ecco che si sono risvegliate e hanno buttato qualche foglia di un bel verde intenso.

Poca pioggia. Qualche nebbia. Ma tutto sommato… tanto sole.

E così anche la lavanda ha rifiorito. E a metterla accanto alle due melagrane raccolte mi fa un certo effetto… Mi sembra un poco strano come accostamento, anche se i colori sembrano andare d’accordo.

E i ciclamini. Oh sì, quelli sono rispuntati, e a ragione!

Vi lascio queste tre foto. Sperando di farvi più dolce e colorato anche il vostro autunno… 🙂

Primule
Melagrane e lavanda
Ciclamino
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Desideri d’autunno

Sono lì, sull’albero pieno di spine.

Rossi tra le foglie che ingialliscono. I melograni quest’anno non sono tantissimi. Ma mi basta guardarli per immaginarmi il giorno – ormai vicino  – in cui andrò a prenderli dall’albero, ad aprirli, a mangiare tutti quei chicchi rossi.

Ho un debole per le melagrane…

E questo post – frutto incluso – ci sta bene nel primo giorno d’autunno.

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L’autunno si vede… dal calendario!

Proprio così, guardo il calendario e scopro che tra due giorni (23 settembre) sarà autunno. Altrimenti, da solo, non ci sarei arrivato. Qui al nord il clima è più che mite, è caldo, siamo in piena estate.

Sudo a vangare l’orto, le gocce che mi scendono dalla fronte, copiose, come se fosse estate. 

Ho piantato un pò di cavoli. Per l’inverno. Se mai arriverà.

È caldo anche a camminare, mi diceva una mia amica domenica, che era stata a fare una passeggiata in centro città.

Va bene, prendiamo le cose come vengono. A metà settembre, quasi autunno, fa caldo che sembra quasi estate. Anzi, togliamo il quasi.

E allora mi riguardo l’orto, a vedere cosa si può raccogliere quando le stagioni sembrano arrivare in ritardo. Con questi pensieri spero di consolarmi un pochino.

Ecco allora la zucca, sta maturando bene – anche se ha il mal bianco, cioè le foglie da verdi diventano bianchicce, poi appassiscono e si seccano. Il mal bianco può causare anche la morte dell’intera pianta, ma fortunatamente non è il mio caso. 

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I cavoli piantati invece hanno subito l’attacco delle chiocciole. Qualche foglietta è andata. Pazienza, spero non si mangino tutta la pianta.

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Poi c’è il vecchio bosso di mia cognata, che me lo ha regalato tanti anni fa, e già a quell’epoca era tanto vecchio. Una specie di oggetto che si tramanda di generazione in generazione quando si fanno i lavori alla casa e bisogna togliere il bosso da lì. Anche il bosso è stato attaccato dai parassiti. Il bruco del bosso, più correttamente la  piralide del bosso, scientificamente il Cydalima perspectalis, che crea gravissimi danni, anche su grandi estensioni di bosso. Lo riconosci subito perché le belle e verdi foglioline del bosso da un giorno all’altro cambiano colore, diventano marrone chiaro. Se sei in vacanza e arriva il bruco del bosso, quando torni a casa ti ritrovi il bosso tutto seccato, con i rametti pieni di simil ragnatele e ridotti a filetti sottili. In realtà la colpa è delle larve, che si mangiano le foglie per diventare poi bruchi e nuovamente farfalle. Per la precisione storico-geografica, il bruco del bosso si è propagato dal Friuli nel 2012, per poi scendere nelle regioni del nord e arrivare fino in Toscana. Viaggiano questi bruchi, non c’è da scherzare. Poi quando ti ritrovi il tuo bosso da verde a marrone chiaro, non è che ti importa molto sapere da dove si è propagato questo bruco, non è che puoi andare in Friuli e chiedere i danni al Comune. Figurati. Te la devi cavare da solo. E come si fa? Se sei in tempo taglia tutti i rametti infetti e bruciali – meglio se li bruci. Poi guarda ogni giorno il bosso e aspetta che ricominci la sua attività vegetativa. E, per fortuna, così è stato per il mio bosso, regalatomi da mia cognata che l’aveva ricevuto da sua nonna, che l’aveva ricevuto da chissà chi. Ecco una foto felice con il bosso che dai vecchi rami fa uscire tante foglioline verdi.

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Quando vedi una pianta mezza morta riprendere a germogliare sei sempre felice. Ti dimentichi anche dell’estate calda, dell’autunno che non arriva, delle temperature alte dopo la metà di settembre.

Ecco, ho finito. Vi auguro un buon autunno… fresco… mah…

Il grillo

Un grillo di collina, marrone come le foglie che cadono un autunno, o come i rami vecchi, le cortecce, i fusti d’albero nella mezz’ombra.

Si mimetizzava ma io l’ho visto, e lui è stato con me paziente e si è lasciato fotografare. In un’epoca dominata dai selfie – che non sarebbero altro che autoritratti fatti a casaccio, senza alcuna pretesa di artisticità, ma solo una primitiva testimonianza dell’«Io c’ero», quasi un rituale per mitigare la perdita dell’identità – dicevo, nell’epoca dominata dai selfie, nella quale tutti possono scattare foto ma guai se inquadri una persona perché può denunciarti per avergli violato la sua privacy – in un’epoca in cui diamo gratuitamente i nostri dati in cambio del nulla – mamma mia come sono velenoso oggi, e continuo ad aprire discorsi su discorsi, dicevo, e mi ripeto, ma sto perdendo il filo, dicevo appunto che il grillo si è lasciato fotografare, è stato bravo e immobile così la foto è venuta bene a fuoco e anzi ho potuto impostare un diaframma aperto con effetto boken. Sto sudando a scrivere questo post. Smetto. Spero che la foto vi piaccia.

Passo e chiudo.

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L’autunno è arrivato?

Sembra di sì. Piccoli segnali, anche se qui al nord, di giorno, fa ancora caldo e il sole scalda. Ho ancora un melone bello grosso che spero si maturi presto perché sono curioso di tagliarlo… e possibilmente di mangiarlo.
Trovo ancora tanti insetti nel mio orto intenti a succhiare polline o a fare provviste, mosche che gironzolano qua e là e, purtroppo, ancora zanzare tigre!

Ma per gli insetti comincia il periodo di trovare un riparo. Se lo trovano da soli, senza bisogno del nostro intervento, ma per i giardinieri e agricoltori amanti della Natura e delle bio diversità, può essere un’occasione buona per preparare un “bug hotel” – una pagina dedicata la trovate sul sito di Giardinaggio Semplice.

Io, come sapete, sono un po’ pigro, ma cerco comunque di unire la necessità al diletto. Ed ecco che i rami tagliati del ligustrum, che ho posizionato sotto al camino, possono diventare un ottimo rifugio per tanti insetti affezionati al mio orto e al mio giardino. Non è certo un bug hotel a 5 stelle (forse nemmeno a 3!), come quelli presentati su Giardinaggio Semplice, ma poco importa. Un rifugio è sempre un rifugio!

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Non ho potuto fare a meno di fermarmi

Proprio non ho potuto.
E chi era con me, stupito, mi ha chiesto: «Ma perché ti fermi?»
«Devo fare una cosa, solo un attimo» perché se gli dicevo a questo mio vecchio amico che dovevo fare una cosa sicuramente mi avrebbe rotto in tutti i modi le scatole. Dopo avrebbe potuto farlo – come ha fatto 😉 Ma prima della foto no.
Così in velocità accosto a destra, scendo svelto dalla macchina, apro il portellone dietro, prendo in velocità la Nikon, cammino con passo svelto fino al punto giusto, lungo il ciglio della strada, inquadro e scatto. 1-2-3 foto. In velocità, appunto.
«Ma cosa hai fotografato?» mi fa quell’altro.
«Il caco» dico io.

Perché fotografo cachi?
Troppo belli. Non li mangio, non mi piacciono. Ma a fotografarli, con quei loro colori accesi. E questo poi? Davanti ad una casa di campagna abbandonata, in provincia di Treviso. Ricordi del passato. Un mondo scomparso, che si ritrova ogni tanto, nel percorso tra una tangenziale, una provinciale, e una strada di campagna.
I cachi una volta… erano cachi!

Anche oggi forse, ma… non so… sensazioni…

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Autunno in casa

Gialle foglie nel vaso sopra il comodino.
Luci d’autunno e colori che riporto in casa.

Mia moglie mi chiede perché ho lasciato proprio lì sopra una pianta gialla e non più fiorita.
«Perché ha un suo fascino» le rispondo. Ma lei insiste: «È morta! È una annuale, non una perenne, ha fatto il suo ciclo vitale».
«È bella anche da morta» provo a rispondere.
Mia moglie mi sorride. Capisco che da lì la pianta deve sparire.

Allora faccio una foto. Un colore da conservare nel ricordo.
… la Natura si rigenera. Ogni anno.

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Gli scoiattoli esistono davvero!

C’è un sito web – ma non ho motivo di dubitare che ne esistano molti altri della stessa lega – che quando ci entro per controllare una mia casella di posta elettronica, mi sommerge di notizie che non perdo nemmeno tempo a valutare. Ad esempio: avvistamenti di UFO, asteroidi che si scontreranno a breve con la Terra, addirittura la previsione di un inverno che durerà 80 anni! Oltre, naturalmente, ad informazioni davvero importanti – importanti perché prendono il posto delle notizie davvero importanti, come ci insegna Noam Chomsky ne La fabbrica del consenso – su quella e quell’altra soubrette, consigli su come fare bene l’amore nei disbrighi di casa… eccetera eccetera.

E sulla scorta di queste “dimenticabili” presenze in Rete, anch’io voglio annunciarvi una notizia sbalorditiva, incredibile, sensazionale. Solo che la mia notizia vale molto più di quelle che vi ho riassunto più sopra. Vi innalza a pensieri sublimi, vi porta sulle vette del pensiero positivo, vi rende più gioiosa la vita. Esatto! Come avrete capito dal titolo di questo post, care lettrici e cari lettori… GLI SCOIATTOLI ESISTONO!

E sono stato anche così veloce, svelto e fortunato che ne ho fotografato uno! Credevate davvero che gli scoiattoli esistessero solo nei cartoni animati di Hanna & Barbera? No signori – ma soprattutto no bambini! Gli scoiattoli esistono davvero! E non sono solo belli a vedersi, mentre saltano da un ramo all’altro e da un albero all’altro. Nel silenzio del sottobosco, mentre intorno tutto tace, senti il rumore dei loro dentini mentre rosicchiano una noce… è come una carezza che la Natura tutta dà a noi uomini e donne, creatori di miti di plastica, di una realtà altra e inconsistente, inutile e volgare, che invece di nobilitarci e innalzarci, ci abbassa e ci schiaccia, togliendoci ogni lume di una possibile redenzione.

La logica del consumo superfluo e inessenziale, che ci abbaglia privandoci della possibilità di vedere e comprendere la bellezza ad un palmo dal naso. L’estasi è nelle cose semplici, nel ricongiungimento autentico con quello che abbiamo davanti agli occhi ma non vediamo, in un nuovo rapporto estatico ed estetico con le cose quotidiane. Togliamo il superfluo, l’inutile, l’imbarazzante. Guardiamo un poco di più dentro a noi stessi. E se non ne siamo capaci perché disabituati a questa “normale” attività, guardiamo alla terra, al cielo, alle foglie… perché solo la Natura può ridarci un’immagine di noi stessi autentica (corbezzoli! Che predica!)
😉

Dai, basta, godetevi questa foto dello scoiattolino che corre via. E buon autunno.

scoiattolo

Colori di un inconsueto autunno

Diverso dagli altri. Così mi sembra questo autunno. Sarà una valutazione soggettiva? Quando a Novembre vedo le mietitrebbia circolare per le strade di provincia, e le pannocchie che aspettano nel campo… decade la mia idea di soggettività.

A parte i crisantemi che sbocciano sempre puntuali, le foglie delle ortensie che si colorano di rossi, gialli e arancioni, e la mia vite americana – nata per caso – che sta cangiando colore, questo autunno lo sento diverso. In ritardo. Così mi sembra. Tutti i colori che vedevo negli anni passati sulle colline intorno a Vicenza, quest’anno non li ritrovo più con quelle sfumature di tono tipicamente autunnali, e anche la luce è diversa, meno dorata. Forse dovrei osservare meglio, direte voi. Forse. Non so. Avverto questa mancanza di colori intorno a me. Voi non avete la stessa sensazione?

Quei colori che mi davano il benvenuto nell’autunno, la scorsa domenica ho dovuto cercarmeli io. Dove? Al lago di Fimon, nelle mie camminate domenicali, dove il silenzio è rotto solamente dalle grida giocose dei bambini, che lanciano sassi nel lago e si inventano battaglie con foglie che diventano navi. Io, con un occhio e un orecchio ai piccoli, ché non mi cadano nel lago, mi imbosco fra roveti e canali secchi, alla ricerca dei colori scomparsi. Ed è così bello poi ritrovarli, tra i profumi dell’erba e del sottobosco, che i graffi di qualche spina che si attacca ai vestiti e sembra non voglia lasciarmi, passano quasi inosservati. È un piccolo dolore buono.

Lasciate dunque che vi offra quest’immagine del mio inusuale autunno, scovata tra i rovi, al lago – accanto ho poi scorto anche due argiopi fasciate intente a tessere i loro tranelli.

Un rosso che tende al magenta, caldo e vivo. E il verde della cavalletta. Un fiore di fuoco che brillava tra i colori pastello del roveto e delle colline lì attorno. Vi piace?

Nota: avevo a corredo un Nikon 55mm Micro del 1986. Stupenda lente. Solo che ho dovuto avvicinarmi di molto per fotografare la cavalletta, scavalcando i rovi che lì crescevano abbondanti. Ecco perché i piccoli graffi sulle mani sono stati un dolore buono…

cavalletta

Come io vedo l’autunno

Arriva silenzioso, in punta dei piedi, salutando con un cenno. Si appoggia comodamente sull’orto come tante gocce di rugiada, come una soffice nebbia. Una volta nell’orto comincia un lungo discorso con tutte le colture presenti. Parla sottovoce, con lunghe pause di silenzio. Parla anche con lo sguardo, con un sorriso paterno verso tutte quelle colture – pomodoro, melanzane, zucchine, etc. – che hanno terminato di dare frutti, e torneranno nella terra.
Questa è la mia visione, che riguarda la prima parte dell’autunno. Poi c’è un autunno di colori, di cui parlerò in qualche successivo post.

Nell’antichità – raffigurazioni pompeiane e romane – l’Autunno viene raffigurato con grappoli d’uva e foglie di vite. Nel Rinascimento l’Autunno viene impersonato da Bacco. Nel Settecento, nel genere pittorico delle fêtes galantes, la scena autunnale è interpretata da giovani innamorati che si rifocillano dopo la vendemmia.

Io invece ho scelto come immagine del (mio) autunno, una farfalla cavolaia, forse infreddolita o comunque anche lei consapevole del cambiamento verso un clima più freddo, che si è appoggiata su una foglia di cetriolo – che nel mio orto ancora sta dando qualche sporadico frutto.

Come scrivevo più sopra, è un autunno ancora dai pochi colori, ma – ripeto e spero – avrò occasione di soffermarmi anche sui magnifici colori di questa “stagione di mezzo”.

farfalla cavolaia

Giallo crisantemo

di Maddalena Barattini

È autunno! L’abbiamo aspettato e adesso è arrivato!
Camminando per strada cerco il marciapiede al sole, e nonostante tutto il vento mi gela le mani.
In centro città dove il paesaggio è urbano e quasi sempre uguale a se stesso, del cambiare del tempo e delle stagioni ci si accorge a fatica.
Si vedono le foglie di carta, gialle rosse nelle vetrine, e tra i banchi del supermercato spuntano i fiori di plastica da portare al cimitero.

Ho visto due Signore litigare per una rosa finta. Io ho tirato dritto, ero soddisfatta di aver caricato sul carrello l’ultimo crisantemo in offerta a soli 2,98 euro. È un po’ sciupato e non arriverà fiorito al due novembre, ma è così giallo!

L’ho messo di fianco alla porta di casa, nonostante a mio marito non piaccia, perchè dice che fa tanto famiglia Addams!