La festa della mamma è sinonimo di fiori

I fiori sono ancora il regalo preferito per la festa della mamma. Con un grande bouquet puoi dimostrare alla mamma il tuo apprezzamento ed esprimerle la tua gratitudine. Naturalmente questo vale anche per le nonne e per le altre donne che consideri come una madre.

Sorpresa variopinta

Nel giorno della sua festa, sorprendi la mamma con un bouquet che salta subito all’occhio. Con i gigli e i tulipani appena sbocciati, che lasciano già intravedere i meravigliosi colori, vai sul sicuro. Per un dono personalizzato, puoi realizzare una composizione secondo i gusti della mamma scegliendo, ad esempio, una tinta accattivante o un allegro mix di colori. Se tua madre predilige i fiori dai colori tenui, puoi optare per un bouquet composto da gigli o tulipani in delicate tinte pastello o nei toni del bianco. Per idee e suggerimenti per realizzare meravigliosi bouquet, visita il sito www.ilsysays.com.

Regalo delizioso

Un fiore singolo o un mini bouquet: i fiori offerti da un bambino radioso sono un regalo delizioso per la festa della mamma. La parte più divertente è proprio la scelta dei fiori. Se si lascia che siano i bambini a scegliere i fiori per un bouquet, il risultato è quasi sempre un mix variopinto, per la felicità di ogni mamma. Con i tulipani e i gigli è impossibile sbagliare: tutti i colori si armonizzano perfettamente.

Con amore

Per fare alla mamma una sorpresa ancora più grande, sistema amorevolmente i fiori in un bel vaso. Innanzitutto accorcia un po’ gli steli tagliandone via le estremità, quindi disponi il bouquet in un vaso pulito con acqua fresca, aggiungendo eventualmente nutrimento per fiori recisi specifico per bulbi. In questo modo i fiori conservano la loro bellezza a lungo. Cambiando l’acqua del vaso ogni giorno, la mamma potrà godere del bouquet per molto tempo.

festa della mamma

Curiosità sui fiori

Il giglio simboleggia l’amore e la femminilità, mentre i tulipani sono simbolo di amore, affetto e positività. Questi fiori sono dunque perfetti per realizzare splendidi bouquet per la festa della mamma.

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Ben arrivata estate!

Il 21 giugno è il solstizio d’estate.

Ebbene? La fine del mondo non è arrivata. Tanto meglio!

E allora, cosa dobbiamo aspettarci? Sole e caldo. Sì, non troppo per favore.

Una volta il solstizio d’estate rappresentava una festività particolare per diversi popoli. Per gli Aztechi il sole era un giovane guerriero che moriva di sera e risorgeva la mattina seguente. Che vita però!

In Italia c’era l’usanza della Festa dal suu / Festa di Òman a Canzo, in provincia di Como.

In termini più scientifici, e cito testualmente da Wikipedia:

Sulla verticale di ogni punto tra le latitudini 23° 26′ 14,44” Nord (tropico del Cancro) e Sud (tropico del Capricorno) il Sole raggiunge lo zenit due volte l’anno: ciò significa che su ogni luogo tra i due tropici, due giorni all’anno, il Sole è a perpendicolo al mezzogiorno locale; nel caso particolare in cui il Sole sia allo zenit all’equatore si parla di equinozio (in quanto i raggi solari giungono perpendicolari all’asse terrestre e la durata del periodo di luce è uguale a quella notturna). I punti sui tropici, altresì, sperimentano il sole al proprio zenit una sola volta l’anno, in corrispondenza dei solstizi (al tropico del Cancro per il solstizio di giugno, a quello del Capricorno per quello di dicembre).

Ma per me – e non so per voi – cos’è il solstizio d’estate? Il giorno più lungo dell’anno. E siccome non voglio arrampicarmi sugli specchi per farvi credere che arriverà la fine del mondo, o che quest’estate sarà troppo calda o troppo fredda o troppo normale – l’importante è mettere quel troppo, che crea notizia – ebbene per me questo giorno più lungo di tutti lo dedico a questa chiocciola buona con la sua casetta gialla con righe marroni – è buona perché non l’ho mai vista mangiarmi l’insalata.

Chissà che in questo giorno più lungo di tutti gli altri la chiocciola con la casetta gialla e le righe marroni riesca ad andare dove vuole, senza nessuna paura di arrivare in ritardo. Anche se mi mangia un po’ d’insalata non fa niente. Gliela concedo volentieri in questo lunghissimo giorno…

Ecco la foto che vi ho fatto della chiocciola con la casetta gialla con righe marroni. Bella vero?

Ah, ultima cosa. L’immagine di copertina. Non potevo che non scegliere la lavanda, che per me è l’estate. Me la ricordo soprattutto in Croazia. E oltre le lunghe file di lavanda c’era il mare…

BUONA ESTATE A TUTTI!

#iostoinorto

Segregati a casa. #iostoinorto

Semino, taglio, pulisco, sistemo…

Oggi ho visto le immagini dell’inquinamento sulla pianura padana. È sceso notevolmente.

Ho visto anche un video girato da un veneziano, che riprendeva l’acqua dei canali di Venezia. Trasparente.

Sarebbe possibile avere entrambe le cose? La possibilità di uscire di casa – alla fine della pandemia del nuovo Corona virus – e le acque trasparenti? O la pianura padana con meno inquinamento? Sicuramente no. Non credo… ma chissà.

Vi regalo qualche foto, per ricordare che la bellezza esiste ancora, e per togliere i nostri pensieri da questo terrificante Corona virus…

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Emergenza Coronavirus

In questa fase critica di emergenza nazionale – e non solo – volevo segnalarvi il sito internet GIMBE Evidence for Health, dove vengono aggiornati ogni giorno i dati sull’emergenza Corona Virus con un datarono che raccoglie i dati del Ministero della Salute e della Protezione Civile.

Rimaniamo a casa, o nel nostro orto. Meglio la prudenza.

Vai al sito GIMBE Evidence for Health

L’Orto di Leopardi

È stato inaugurato qualche giorno fa, con la presenza del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella e del Ministro dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo Dario Franceschini. Dulcis in fundus il FAI ne ha fatto il primo bene nelle Marche e – in collaborazione con il Comune di Recanati e il Centro Nazionale  di Studi Leopardiani – ne hanno finanziato il restauro – diretto da Paolo Pejrone.

È una piccola grande notizia. Una cosa così umile come un orto – ma profondamente poetica, lasciatemelo dire – trova nuova vita, e diventa – può diventare – un esempio di un naturale e sano stile di vita. Pur così semplice, all’apparenza, l’orto e le sue colture può rivelare tutta la complessità della vita. Basta osservarlo crescere, ammirare il ciclo vegetativo, e d’incanto anche la nostra vita ne sarà profondamente mutata.

L’orto-giardino leopardiano si trova in cima al famoso colle, lo ricordate? quello del “sedendo e mirando”…

L’Orto sul Colle dell’Infinito sarà aperto al pubblico da domenica 29 settembre. Per maggiori informazioni visitate il sito www.ortoinfinito.it.

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S. Ferrazzi, Ritratto di Giacomo Leopardi (1798-1837), olio su tela,  Recanati, Casa Leopardi

Relax in giardino

“Garden” è la parola inglese che indica sia orto che giardino. Nel linguaggio italiano sono due parole diverse, con diverso significato, ma come ho già scritto varie volte, i due termini convivono bene insieme, e indicano un luogo “altro”, che esce dalla nostra vita quotidiana e ci porta ad avere un approccio diverso verso la realtà.

Il giardino non è solo lo spazio delle piante e dei fiori, ma può diventare luogo simbolico. Il giardino come spazio interiore, come spazio ideale di bellezza, nel quale diventa possibile pensare ad altro rispetto alle questioni pratiche della vita quotidiana. Il giardino – in questo post – come relax. Che per me diventa luogo di osservazione di insetti e di fiori.

Nei miei piccoli metri quadri, orto e giardino si mischiano. Vicino ai pomodori ci sono le nigelle, la lavanda, i cetrioli, l’origano e i tulipani… e tanti insetti che operano nel loro – ma anche nel nostro – interesse.

Così mi riposo nel guardarmi. Mi siedo, ascolto i loro rumori, ascolto il vento e mi godo il sole di luglio. Le foto non possono certo esprimere l’intera percezione del giardino – che non è solo visiva, ma anche tattile, olfattiva, uditiva e, quando assaporo qualche lampone  i ribes rossi, anche gustativa. 

Spero che questa serie di foto possa piacervi e avvicinarvi a queste semplice ma intensa esperienza estetica… 

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Non solo fiori… veri!

E se fossero finti? Oggi voglio presentarvi i deliziosi lavori di una mia amica, che per passione realizza fiori e decori floreali per svariate occorrenze. 

È un’arte che richiede pazienza, bravura, creatività… e ovviamente tanta passione.

La prima volta che ho visto i suoi fiori sono rimasto affascinato dalla loro delicatezza, dal loro portamento, dalla loro verosimiglianza con i fiori reali.

Non sono fiori di plastica, e forse anche per questo non sembrano finti. Messi vicino ad un balcone, sopra un mobile o sulle scale di casa, è necessario avvicinarsi a loro per capire che sono finti.

E poi non sono solo fiori. Proprio così: sono anche spille, collane, bracciali!

Ve li presento in queste foto qui sotto, e se piacciono anche a voi vi consiglio di visitare il suo sito internet, facendo clic qui!

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Grazie Giappone

Sono sempre stato attratto dalla cultura giapponese, fin da ragazzino. Fumetti, film d’animazione, poi film, ma anche disegni, architettura, e infine fotografia – nella sua accezione tecnologica, dei colossi quali Nikon, Canon, etc.

Ma perché in questo contesto simil bucolico, porto i miei ringraziamenti al Giappone? Che nesso ho trovato con il mio orto? L’ecologia, o la tendenza all’ecologia. In pratica le auto ibride. Che, badate bene, non risolvono il problema dell’inquinamento. Il problema dell’inquinamento nelle grandi città è dato dagli impianti di riscaldamento (a gasolio, legna, e nella migliore delle ipotesi a metano). Non è un caso che i divieti di transito e le limitazioni all’uso di euro 0 – 1 – 2 – 3 e 4 siano limitati al periodo invernale. E poi, magicamente – ma neanche tanto – scadano per il periodo primaverile ed estivo, per poi ritornare a far la voce grossa ad autunno inoltrato. Nel periodo estivo, nelle grandi città, non si usa il riscaldamento. Mentre potete tranquillamente circolare con la vostra auto euro 0 – 1 – 2 – 3 e 4 per tutta la primavera e l’estate.

Ma ritorniamo all’auto ibrida. Parlo della ibrida e non dell’elettrica, perché il costo per una ibrida è sicuramente inferiore a quello di un’elettrica. E poi perché non ci sono ancora tante stazioni dove ricaricare l’automobile elettrica… e, lo ammetto, non sono nemmeno pronto per trattare l’argomento delle batterie – tutto il ciclo delle batterie elettriche: produzione, uso e smaltimento. Parlo per adesso dell’auto ibrida. 

Le prime autovetture di questo tipo sono giapponesi – il debutto della Toyota Prius è del 1998 al Salone di Detroit. Dalla Toyota, alla Honda, e via di seguito. Il mio ragionamento parte da una semplice e pragmatica considerazione. Vi siete mai trovati a camminare su un marciapiedi vicino ad una strada trafficata, con vicino un semaforo? Tutte quelle macchine ferme, ma con il motore che continua a produrre gas di scarico. Anche se le auto sono ferme. La puzza che senti ad ogni passo. E il rumore. Un brusio continuo, infinito, che non smette mai. Con l’auto elettrica, quando sei fermo al semaforo, non produci rumore, né gas di scarico. Aspetti solo che arrivi il verde. Parti con l’elettrico e poi all’aumentare della velocità passi al motore termico.

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La visualizzazione, tramite display, della batteria elettrica e del motore termico

Così mi sono comperato un’auto ibrida. Sono arrivato a stabilire il mio record di consumo su percorso extra urbano a 3 litri per 100 km. Non male! Ovviamente bisogna guidarla con una certa strategia: no accellera – frena – accellera – frena e pagliacciate simili… può diventare anche troppo rilassante guidare un’auto ibrida, state attenti!

[…]

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La schermata con il calcolo dei consumi per ogni percorso

Un reality show al Mercato dei Fiori

Il programma Venus Flower Shop, produzione cino-taiwanese sostenuta dalla produzione esecutiva della padovana Imago Communication, ha scelto il Mercato dei Fiori di Pescia per ambientare alcune scene di un reality show che vede come protagonisti Dee Hsu , Ouyang Nana, Audrey Song , Xiao Gui e Evan Lin già grandi star della televisione, del cinema e della musica nei paesi produttori dello show.

In un episodio del reality si vedranno le star protagoniste rifornirsi di fiori per avviare e gestire un negozio di fiori che sarà aperto nella città di Firenze in via Gibellina. Durante la prima parte delle riprese – sempre ambientate al Mercato dei Fiori– i protagonisti sono stati accompagnati da un personaggio d’eccezione: famoso flower designer Xu Fei, in arte 21.

Venus Flower Shop andrà in onda su IQIYI, la più importante piattaforma streaming cinese, nel mese di gennaio.

Importante sarà il ritorno in termini di marketing: infatti il negozio di fiori resterà in attività per un anno e sarà inserito nei programmi dei Tour Operator cinesi in Italia che visiteranno i luoghi dove si svolge il reality e quindi anche il Mercato dei Fiori a Pescia.

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Piccole storie per ferragosto

Oggi vi parlo di quanto le piante siano più brave di noi nell’adattarsi ad ambienti diversi e di quanto siano inutili i nostri sforzi nel cercare di dominare il mondo naturale.

Di questi argomenti esiste una vasta biografia, che si è sviluppata molto in questi ultimi anni, ma che non sto ad approfondire con impegno e serietà, perché questo vuole essere un post molto “leggero”, a mo’ di quelle letture estive non impegnative, tipo Novella 2000 o cose simili. Un post da leggere sotto l’ombrellone, senza paura che non ci vengano pensieri profondi. Il post sarà accompagnato da varie foto d’esempio, che ho scattato io quando mi si è presentata l’occasione. E anche in questo caso l’esempio saranno quelle riviste molto “leggere, tipo Novella 200 o cose simile, che non fanno venire pensieri profondi e impegnativi, e quindi si possono leggere anche sotto l’ombrellone, o in riva ad un lago, senza paura di rovinarci la giornata con pensieri più grandi di noi. Siccome queste riviste, che vengono definiti anche “frivole”, mettono sempre delle foto a prova dei fatti che raccontano – tipo un personaggio famoso maschio che bacia un personaggio famoso femmina, o un personaggio famoso in costume, o una femmina famosa che si vede un po’ sotto il vestito e cose del genere, ecco che anch’io metterò delle foto, che ho scattato nel corso del tempo, quando si è presentato il caso.

Dicevo che il tema di questo post è il potere delle piante. Sembra banale, e basta un po’ di buon senso per notare che le piante esistevano su questo pianeta prima degli esseri umani e anche prima degli scimmioni che dovrebbero essere i nostri antenati. Insomma, se le piante sono sopravvissute per tutto questo periodo, sono state brave ad adattarsi. E forse, anche dopo la paurosa guerra atomico-nucleare-globale che ha riempito centinai di romanzi e film di fantascienza, dopo questa guerra dicevo, probabilmente le piante troverebbero dei nuovi modi di adattarsi.

Adesso passo subito a degli esempi concreti, così non vi annoio troppo con le mie parole.

Stavo andando in bicicletta, abbastanza veloce, ma quando vedo quello che ho visto freno di colpo, e torno indietro. Mi son detto «questa la devo fotografare», e infatti ho preso dalla tasca il telefono e ci ho fatto due o tre foto. È una piantina che è cresciuta sul  lato guidatore di una macchina. Chissà da quanto tempo era lì ferma la macchina, e chissà che fine ha fatto il proprietario. Forse è morto, ma forse anche lui ha visto la piantina sulla portiera e ha pensato di lasciarla lì per vedere quanto può crescere una piantina su una portiera di una macchina.

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La seconda foto riguarda una pianta grassa, trovata a casa mia. Io di certo non ho messo lì i semi per farla crescere, e quando l’ho vista ho strabuzzato gli occhi perché pensavo fosse uno scherzo, E invece no, era proprio vero. Questa piccola pianta grassa è cresciuta su un piccolissimo spazio di muschio, grande come una moneta da un euro. Solitamente noi piccoli giardinieri cittadini siamo abituati a vedere crescere in posti impossibili le cosiddette “erbacce cattive”, quelle che non vorremmo mai vedere nel nostro orto o nel nostro giardino, ma che invece troviamo sempre e diventano tema di discorso quando incontriamo altri giardinieri cittadini. E via a lamentarsi, dalle erbacce al tempo, agli insetti che ci rovinano fiori e colture. E invece questa volta è cresciuta una pianta “buona”. E bella. Tuttavia “buono” e “bello” sono categorie culturali. Le piante, secondo me, hanno altri universi di valori, e magari non esiste neanche il concetto di “buono” e “bello”. Ma, scusatemi, non voglio continuare su questo tema, altrimenti perdo di vista il mio punto di riferimento che sono le riviste come Novella 2000 o cose simili, letture estive non impegnative che non fanno venire pensieri profondi che ci incupiscono la giornata di sole estivo. Eccola la piccola succulenta. Adesso sto pensando di toglierla di lì e di metterla nel vaso. Ma se lei lì invece ci vivesse bene? Che faccio la sposto o la lascio dov’è adesso? […]

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Ecco infine una terza foto, anche questa mi ha fatto sobbalzare, inchiodare forte con la bici e tornare indietro. Qui il fico – perché di questa pianta si tratta – è cresciuto dentro un tombino e lo ha distrutto, è uscita fuori e si è fregata un pezzo di strada, tanto che gli uomini delle Aziende Municipalizzate di Vicenza hanno pensato di mettere delle transenne e un segnale di pericolo, perché se uno va addosso alla pianta poi chiede i danni al Comune perché ha permesso che la pianta crescesse lì dove voleva lei senza seguire le regole del buon vivere sociale. Questa della pianta cresciuta dentro al tombino che poi si è presa un pezzo di strada mi è piaciuta molto. Primo perché è una bella pianta, che a lasciarla lì può diventare un bell’albero, poi perché c’è un pezzo della Bibbia dove Gesù dice ad un fico che non avrà più frutti. E questo pezzo della Bibbia, devo essere sincero, non l’ho mai capito – e se c’è un esegeta tra quelli che mi leggono e volesse spiegarmelo io lo ringrazio di cuore, e anzi se passa per Vicenza gli/le regalo una delle mie piante carnivore a cui sono molto affezionato.

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Però devo confidarvi anche la teoria di mia moglie su questo fico cresciuto ai bordi della strada. Secondo lei nella strada c’era già un buco, e da questo buco è cresciuto il fico. Quindi non è il fico che ha rotto il tombino. Ma io le ho risposto: «Ma che siamo a Roma? Qui non siamo a Roma, per fortuna a Vicenza le buche sulle strade le riparano subito.» A parte questa diatriba interna, quello del fico che si apre una strada sull’asfalto e cresce mi sembra la storia migliore.

Poi ci sono tanti altri esempi di piante che crescono in luoghi impensabili, e sono sicuro che se guardate con più attenzione intorno a voi troverete tanti esempi: come le piante che crescono sui campanili, le piante che crescono tra le micro crepe del cemento, le piante rampicanti che invadono case e lampioni, e via di seguito.

Ecco un ultimo esempio. Il cancello elettrico che non si chiude più. Eppure lo avevo fatto aggiustare recentemente. Proprio non si vuole chiudere! Che sia il telecomando? No, è una piantina cresciuta anche lei tra l’asfalto della via dove abito, la cui foglia è andata proprio davanti alla fotocellula!

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Bene, spero che il post vi sia piaciuto e vi auguro una bellissima estate. Non un’estate calda, che già è troppo caldo per augurarvi una calda estate.

Fotografare in orto

Orto e giardino sono due location ideali per chi vuole avvicinarsi alla fotografia. I soggetti che si trovano sono così belli che anche chi non sa fotografare può trovare delle soddisfazioni. Se poi sapete anche fotografare… tanto meglio, le vostre foto desteranno ammirazione tra i vostri amici. Viceversa, per chi coltiva l’amore per l’orto e il giardino, la fotografia può rappresentare un mezzo valido per testimoniare la capacità di accudire le piante e i progressi nella coltivazione.

Già in queste brevi righe si può evincere una netta divisione tra generi fotografici, e cioè la fotografia artistica e la fotografia documentaristica. La prima evocativa, la seconda descrittiva. Ma ritornando alle prime righe di questo post, quando parlo di chi sa fotografare e chi non sa – proprio bene – fotografare, non intendo certo denigrare chi si avvicina alla fotografia, né tantomeno esprimere dei giudizi di valore verso fotografi improvvisati. Voglio solo sottolineare l’aspetto tecnico e conoscitivo che non è comune alla sola fotografia, ma a qualsiasi altra disciplina. In poche parole, più conoscerete le tecniche, più saprete come utilizzarle per giungere in modo più consapevole al vostro fine. In breve, non basta solo fare clic sulla vostra fotocamera o sul vostro telefonino per fare una bella foto. Oltre al nozionismo e alla tecnica, sia detto anche questo, occorre anche una certa sensibilità per porsi in una sorta di situazione empatica con il soggetto che si desidera fotografare.

Non voglio pormi come un esperto o come un professionista. Giudicate voi le mie foto, se non vi piacciono o vi piacciono. Ho iniziato a fotografare spinto più per l’amore per l’orto, il giardino e i suoi piccoli abitanti – leggi insetti, sia buoni che cattivi. E partito con una fotocamera da pochi soldi, amatoriale e quasi automatica, sono presto arrivato a passare a strumenti più professionali – leggi reflex – e a costruirmi un piccolo parco obiettivi – il mio preferito è stato e rimane tutt’ora il Tamron 90mm f/2.8 macro. Parallelamente mi sono cimentato nella lettura di libri, riviste, epub ed ebook, forum e altro che trovavo in biblioteca, in libreria e in rete. Così spero che dopo vari anni di apprendistato da completo autodidatta, possa avervi regalato, con questo blog, non solo belle foto, ma anche qualche emozione. E la fotografia, così come mi piace intenderla, è bella quando riesce a mostrare dell’altro oltre alla foto. L’immagine va oltre l’immagine, e oltre il rappresentato. Vi sto tediando troppo? Forse sì.

E allora lascio che sia la foto a parlare e vi regalo questo primo piano della mia adorata gerbera, con un piacevole bokhen. Per chi poi fosse interessato ad approfondire la tecnica fotografica, mi permetto di consigliarvi il portale “Tecnica fotografica” dove potrete trovare – se siete novelli fotografi – alcuni trucchi per migliorare le vostre foto. Fate clic qui per visitare il sito Tecnica fotografica. E belle foto a tutti…

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La gerbera e il maggiolino Volkswagen

All’arrivo della sera, dopo una calda giornata di sole, la gerbera abbandona i suoi petali, stanchi e stremati. La corolla è calda e solare, ma i petali non ce la fanno a reggere così tanto sole. Un’immagine un po’ triste e malinconica, ma a guardarla da un’altra angolazione, se volete molto soggettiva e particolare, per cui non mi attendo di essere ascoltato da tutti, mi è balzata in qualche stanza del mio cervello un’immagine di tutt’altra cosa che un fiore e che, come avrete capito dal titolo, oppone la natura e la vita, alla cultura e alla tecnologia.

In poche parole mi son detto: “Ma guarda un po’ come questa gerbera assomiglia tanto a un maggiolino della Volkswagen…”

Ecco che vi faccio un bel confronto visivo tra le due immagini.

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Vedete qualche somiglianza? Se c’è è nelle forme, in quelle sinuosità della macchina del popolo tedesca, tanto cara a noi quanto a Steve Jobs – sì, proprio lui, l’inventore dei computer della mela morsicata (leggi se vuoi questo breve articolo sull’analisi del logo Apple).

Le forme tondeggianti dei paraurti del maggiolino mi ricordano i petali della gerbera, e la corolla del fiore il cupolino della Volkswagen. Sono anzi convinto che anche i tedeschi siano ben consapevoli di questa similitudine – in fondo il mondo dei fiori è il terreno più fertile dal quale trarre ispirazione per ogni buon designer.

L’avrete certo vista qualche Volkswagen decorata con fiori? Se non l’avete ancora vista ecco un’immagine qui sotto. 

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Ebbene anche questo post è concluso. Non so cosa ne pensiate di queste mie somiglianze tra automobili e mondo vegetali. In ogni caso fiori e automobili… possono ben convivere insieme – a dir la verità preferisco le biciclette, ma è difficile fare a meno di un’automobile…

Da Wikipedia:

La Volkswagen Typ 1, meglio conosciuta in Italia come Maggiolino se in versione Typ 1/113 M15, o Maggiolone se in versione Typ 1/1302 e 1303 (Käfer in tedesco, detta anche Coccinelle in Francia, Escarabajo in Spagna, Beetle o Bug in Gran Bretagna e negli Stati Uniti, Fusca in Brasile e Vocho in Messico), è un’automobile compatta prodotta dalla Volkswagen dal 1938 al 2003.

Il Maggiolino è sicuramente l’automobile tedesca più conosciuta al mondo, simbolo della rinascita industriale tedesca nel secondo dopoguerra, nonché il primo modello Volkswagen in assoluto.

Detiene attualmente il record di auto più longeva del mondo, essendo stata prodotta ininterrottamente per sessantacinque anni. Inoltre, ha detenuto a lungo il primato di auto più venduta al mondo, con 21.529.464 esemplari, e attualmente è la quarta auto al mondo per numero di esemplari prodotti, dopo Toyota Corolla, Ford F-150 e Volkswagen Golf.

Nel 1999 è stata nominata tra le cinque automobili più influenti del XX secolo.