Cercando colori

A fine 2020 cerco colori, tra una restrizione e l’altra. Girovago nel mio quartiere per sgranchirmi le gambe e rifarmi gli occhi dai bianchi muri della mia casa. 

Giornata di sole, fortunata. Tra le vie quasi deserte – ma poi trovo qualcuno che corre, tanti che portano a spasso il cane, ma è anche vero il contrario, genitori con i figli sulla piazza della scuola – mi attirano i colori accesi delle bacche, qualche rosa sbocciata, il geranio tutto appassito che dondola mosso da un leggero e freddo vento. In montagna ha nevicato.

Qui in pianura ha piovuto. Per uscire dal grigiore sto cercando dei colori nel mio quartiere. Cammino tra le strade con tante auto parcheggiate. Ferme ed immobili come mai le avevo viste. Altre bacche rosse, le foglie cadute sul piccolo parco del quartiere.

I palazzi che si riflettono sulla grande pozzanghera che si è formata ai piedi dell’albero sulla piccola piazzetta che divide tre bar e tre strade diversi. Riflesso nell’acqua che si è formata i rami spogli degli alberi, le stelle degli addobbi di Natale, il cielo azzurro e silenzioso di questa giornata che porterà alla fine dell’anno.

Mi rimetto in cammino cercando i colori che mancano in questi giorni d’inverno e di covid.

Ancora bacche rosse, scintillanti, e rose bianche, che ho dimenticato di potare…

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Bonsai da compagnia

L’inverno ci costringe a casa. Giornate corte, freddo. E se non bastasse l’inverno quest’anno c’è anche il covid-19. Uno rischia di annoiarsi.

E se non si annoia, magari si sente solo. C’è pure chi si sente solo e insieme si annoia. E quindi?

Per evitare la solitudine le piante ci vengono in aiuto. Sono creature vive, con ritmi e vita che, per quanto a noi oscura e a volte inconcepibile, si manifesta in tante maniere. Dai fiori che sbocciano alle foglie che crescono. E allora? Veniamo al punto?

Sì, ho un bonsai da compagnia!

Se ne sta vicino alle finestre, dove trova più luce. Lo guardo e lui forse mi guarda. CI guardiamo. E mi fa compagnia – questo è importante.

Ha delle belle foglie verdi, belle da vedere, e anche se privo di fiori fa molta allegria tra le mura domestiche. In natura questa pianta – che non ha nulla a che fare con il gingseng – la si trova nelle zone semitropicali dell’Asia. Anche se bonsai, questa pianta rende molto l’idea di un vetusto albero, è proprio bello da vedere, sembra avere centinaia di anni, annche se non è così. Ma cosa importa? L’apparenza, in questo caso, conta molto.

Ficus ginseng

Quindi, se vi sentite soli a casa, un bel bonsai può essere una soluzione. Sembra di avere a casa un maestro spirituale, ecco! questa è la sensazione che ho nel mirarlo e rimirarlo lì vicino alle finestre che prende la sua luce.

ficus ginseng

Passiamo adesso a qualche informazione di servizio, per tenere il ficus bonsai sempre in forma e di bell’aspetto. Tenete sempre il terreno umido, non troppo, quanto basta, come si dice. In estate vaporizzate le sue foglie (meglio se con acqua demineralizzata, che potete trovare in negozio ma è sostanzialmente quella che scende dal cielo sotto forma di pioggia, e qualche bottiglia di acqua piovana è sempre utile tenerla, e poi è anche gratis), e in inverno non tenetelo vicino a stufe o termosifoni. Essendo in natura in ambiente semitropicale, capite bene che ha bisogno di umidità.

Dulcis in fundo è un sempreverde. Per 365 giorni all’anno avrete la compagnia del verde… e vi sentirete sempre meno soli!

Ficus ginseng

L’orto in inverno

In orto ci sono sempre lavori da fare, in inverno un po’ meno.

Tra le verdure invernali le brassicaceae sopportano bene il freddo e ci regalano sapori anche nella fredda stagione.

Il mio broccolo è lì, nell’orto. Ne ho tre di broccoli e questo è quello che cresce meglio di tutti. Le foglie un po’ (tanto) mangiucchiate dall’ingordigia delle lumache nelle umide serate d’autunno, grande come una pallina da tennis, forse un po’ di più.

Se ne sta pacifico nell’orto, e pian piano cresce. È una crescita lenta e costante, che quasi non si nota. E ogni volta che lo guardo non posso che riflettere sui ritmi della Natura rispetto ai ritmi della cultura. La prima armonica e costante, la seconda aritmica, imprevedibile, perché siamo noi umani che possiamo fare il ritmo. E a volte è un ritmo costante, altre volte è sincopato, altre ancora è aritmico. 

Non posso non pensare alle aperture straordinarie dei negozi, che aboliscono le feste per fare altre feste, ma non per tutti. E quindi spezzano un ritmo (lavoro/riposo) che ci si era guadagnati un po’ alla volta dopo la rivoluzione industriale. Discorsi che stonano con il nostro Natale. Ma guardando le brassicaceae crescere, seguendo la loro normale crescita, nel mio orto, non posso non pensare a questi nuovi ritmi che denotano una perdita di buon senso… Anche chi sforza le colture con fertilizzanti non fa un favore alla Natura. Il tempo che si vuole guadagnare, si finisce per perderlo ancora di più.

Guardo il broccolo in inverno con le foglie mangiucchiate dalle lumache. Pensieri tristi.

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La pioggia

… è quel fenomeno naturale che permette la separazione delle gocce d’acqua dalle nuvole.

Quando queste gocce cadono al suolo la terra e le piante ringraziano. E crescono.

Ma se le precipitazioni intense si creano dei disagi. Per le piante e gli esseri umani che popolano una certa area geografica. Quando poi le piogge sono particolarmente intense, non vengono più definite piogge, ma bombe d’acqua, quasi ad indicare una guerra in corso, tra la Natura e gli esseri umani.

Qui a Vicenza piove da domenica. Scuole chiuse per evitare disagi maggiori nel caso i fiumi tracimino. È già successo nel 2010 in questa città, e a quel tempo ho girato in bici per strade e quartieri del centro storico per vedere come una cosa così buona come l’acqua possa diventare terribile e terrificante.

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A guardare le gocce d’acqua sui petali delle gerbere del mio balcone non posso non pensare all’alluvione di Vicenza. Oggi, grazie alla costruzione di bacini di laminazione (quello di Caldogno, per intenderci è composto da due vasche che possono contenere 3,8 milioni di metri cubi d’acqua) il rischio è minore, ma siccome viviamo in una società nella quale i rischio sono proporzionali alle nostre libertà, ecco che è meglio proteggersi da eventuali danni alzando il livello d’allerta.

Ritorno a guardare le gocce sulle gerbere…  

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My plastic world

Nel post precedente parlavo dell’ideologia del progresso.

Pensavo per l’Italia agli anni ’60. Se vi capitano tra le mani delle riviste anni ’60/’70 – ho paura che dobbiate andare in biblioteca per trovarle – provate a soffermarvi sulle pubblicità. Noterete che si spingeva molto al consumo di plastica. Cosa più o meno utili e cose assolutamente inutili.

Ritornando ai nostri tempi, tra le cose inutili – ma che ci catturano per bellezza e per capacità simbolica – ci sono le casette per gli uccellini (hanno fatto anche le casette per i pipistrelli, per esagerare). Ne ho comperata una, perché sapevo che nessun volatile ci sarebbe mai entrato, figuriamoci se l’avesse eletta a sua dimora temporanea. È carina, vero? Belli i colori, belli i disegni decorativi. Il concetto di questi oggetti è credere che anche gli uccellini (merli, tordi, usignoli) apprezzino il nostro gusto estetico. Addirittura siano affascinati dall’idea di poter abitare in una casetta così trendy o chabby chic. A vedere questi oggetti il nostro cervello vaga anche su mondi assolutamente irreali, finti, dove il design sembra la soluzione per costruire un mondo “di bellezza”. Ma non è così. E infatti i merli che gironzolano nel mio orto si sono costruiti due nidi come Dio comanda. Li hanno fatti loro, senza bisogno di aiuti da noi umani. Un nido sopra il ligustrum, l’altro dentro all’alloro.

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E sono bellissimi i loro nidi, cento volte meglio delle nostre casette che sembrano fatte di marzapane. Però una cosa mi ha lasciato abbastanza rattristato. Dovete sapere che io in orto non lascio borse di plastica o pezzi di plastica a destra e a manca. Ma nel nido nell’alloro, ecco spuntare… un pezzo di plastica!

Che tristezza. Adesso ripensando alla casetta degli uccelli che ho comperato penso che non possa esistere una casetta più brutta e inutile di questa.

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La pioggia… e poi il sole

Sabato a Vicenza ha piovuto e si sono abbassate le temperature. Domenica mattina sono sceso nell’orto con una maglia a maniche lunghe. Giorni prima scendevo in canottiera. Guardando l’orto ho avuto il pensiero la sensazione che l’estate fosse finita.

I pomodoro ridotti ormai al minimo sindacale, il cielo grigio. Ma poi è ritornato il sole, e anche se le temperature si sono sensibilmente abbassate… siamo ancora in estate. Eppure a riguardare i pomodori datterino so che la stagione è quasi finita.

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Non è un peccato, è un ciclo. Uguale al precendente, ma diverso. Funziona proprio così. Il mio cervello vorrebbe che tutto o quasi fosse uguale. Avrebbe meno pensieri, ma invece non è così. Il clima cambia, le temperature sembrano aumentare. Che sia anche colpa dell’essere umano è indubbio, ma che non si voglia prendere troppo in considerazione questo fenomeno è un’offesa al buon senso. Siamo figli di un sistema di valori che non accetta curve in caduta. Anche se le vede si ostina a pensare che il progresso sia sempre in salita, che le azioni salgano, che i guadagni debbano per forza aumentare. Ma non è così nella realtà. Anche questa è un’ideologia. Come lo sono stati il comunismo, il fascismo e tanti altri -ismi. Il mio cervello vorrebbe che tutto o quasi fosse uguale. Che l’ideologia non fosse un’opinione, ma una religione. In questo modo il mio cervello avrebbe meno pensieri.

Ma forse è meglio che la smetta di pensare.

P.S. = sì, è un post del cavolo.

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Tempo di cachi

Uno dei frutti che più mi affascinano sono i cachi, anche se non li apprezzo molto come frutti alimentari. Preferisco guardarli, e lasciarmi affascinare dai loro colori, che in autunno diventano ancora più meravigliosi e intriganti. Ma perché mi piacciono i cachi? C’è qualcos’altro che non riesco ad esprimere?

Forse perché sono un frutto che non attira molto l’attenzione nei grandi supermercati. E forse perché sono un frutto di pace. I cachi sono le “mele d’Oriente”, il “loto del Giappone”, e il “frumento di Giove”. E poi, il significato dato a questo frutto è “non credere alle apparenze”. E così mi sembra – e non vogliatemene se questo mio post vi sembra una “predica” – che i cachi siano il frutto adatto per la nostra società (ma soprattutto per la psicologia umana, a prescindere dalle epoche) dove l’apparenza diventa più importante della sostanza.

Infine, l’albero dei cachi, è un bellissimo albero ornamentale. Ecco che l’ho fotografato con uno sfondo “religioso”, così per dare il significato che mi piace legare a questo frutto.

E così anch’io mi lascio affascinare dalle apparenze…

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Aspetto… [2]

Se Gennaio è un mese di inattività per il giardiniere, voglio aspettare senza dimenticare la bella stagione, lo stupefacente risveglio primaverile, il fantastico mondo della Natura. Ricordo, da piccolino, il fascino che ha saputo offrirmi un altro piccolo libercolo illustrato con bellissime foto. Non chiedetemi il nome del libercolo che non ricordo e non so se ancora possiedo. Si trattava della vita nell’artico, in particolare del periodo primaverile, quando da sotto la coltre di neve bianca cominciano a spuntare le prime forme di vita. Sognavo, da piccolino, sfogliando quelle pagine e guardando quelle foto, di essere io stesso proprio là, nell’Artico, a vedere gli orsetti svegliarsi dal letargo, i primi fiori spuntare dalla neve, i primi colori ravvivare quell’enorme distesa di bianco.

I miei dolci ricordi dell’infanzia… ma torniamo al post, che mi sto perdendo. Dicevo che mentre aspetto la primavera mi sono comperato – in offerta – quattro bulbi quattro di giacinto, stipati stretti stretti dentro un vasetto posto all’interno di un’improbabile tinozza di legno non proprio bellissima a vedere, ma tutto sommato accettabile visto che quello che mi interessa sono i fiori. E il giacinto è un classico del giardinieri che aspetta la primavera ma non vuole comunque rinunciare ai colori e ai profumi del regno vegetale anche in pieno inverno.

Quindi adesso avrò un’ulteriore attesa: i fiori del giacinto che sbocceranno.
Consigli del giardiniere? Annaffiare regolarmente, ambiente luminoso.

giacinti in vaso

Aspetto… [1]

Cosa fa il giardiniere o l’ortolano a Gennaio?
Aspetta. Rileggendo il divertente e pungente “L’anno del giardiniere” di Karel Čapek, sposo in pieno la sua frase “[…] in gennaio il giardiniere soprattutto coltiva il tempo.”

È un libercolo, quello di Čapek, divertente e spiritoso: un giardiniere neofita alla prese con manuali di giardinaggio per riuscire a sistemare il suo giardino. Ma il libro è anche un’esperienza vissuta dallo stesso autore, che nel 1925 comperò assieme al fratello una casa alla periferia di Praga, con un ampio giardino. Un po’ di ironia ci vuole nella vita, e soprattutto per noi giardinieri alle prese con semi, piante, terreni, periodi di fioritura e di potatura. Avevo già parlato in questo blog di questo libercolo, e ve lo voglio consigliare ancora una volta. Qualche lettura, se avete tempo, è buona per coltivare i propri interessi oltre il giardino, per espandere i propri confini… aspettando la primavera.

L'anno del giardiniere

Settembre

Che caldo! Non voglio tediarvi con statistiche… però che caldo ragazzi! Siamo quasi a metà settembre, e il mio nuovo termometro mi dice temperatura interna 26/28 gradi, temperatura esterna, di pomeriggio, 30 gradi!
È il caldo che sento sulla pelle appena esco in giardino.
Nella serra ho messo il vecchio termometro, anche lui con temperatura in e out. 30 gradi interna e 31 gradi esterna. Corpo di mille balene! Qui è come agosto!
Sabato sono andato ad ascoltare un quartetto a Villa Caldogno a Vicenza. Erano le 21, e anche dentro la villa faceva caldo. Sarà che forse ho troppe aspettative, o che forse sogno ad occhi aperti un settembre con temperature miti.

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Ecco, un ricordo di quando ero bambino, e mi aggiravo nell’orto in questo mese dell’anno. Le colture erano alla stato finale, e finiti tutti quei colori delle foglie e dei frutti, il mio interesse cadeva sui ragni, che tessevano la tela sui pali dei pomodori stanchi, giunti alla piena maturità. Grandi ragni crociati, che poi non ho più visto nel mio orto. Oggi invece trovo un bellissimo ragno granchio nascosto nelle gerbere, che sono state i fiori del mio orto giardino 2016. Il ragno granchio è bianco come la neve, quasi trasparente, e si nasconde nella bellezza dei fiori per avventarsi sul malcapitato insetto che capiti lì attirato da colori e profumi.

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Pensieri in una notte d’estate

Caldo… silenzio… notte.
Ma prima, questa sera, mi sono fatto una pastasciutta e l’ho condita con pomodorini, erba cipollina, un po’ di rucola, maggiorana. Tutto tagliato sottile e poi mescolato in un pentolino con un po’ di burro. Condito con un goccio d’olio e una nevicata di formaggio grana. Questo è il bello dell’orto. Non solo questo, ma anche e soprattutto questo. Scendere le scale, prendere qualche spezia e qualche verdura e portarla a tavola.

Questi sono i piccoli pensieri (e i piccoli piaceri) di un ortolano neofita di città (ONC)…

prodotti dell'orto

Ordine e bellezza

Sì, è un concetto umano, troppo umano!
Ma quando si ha un orto incolto… lo guardi e vorresti risistemarlo. A volte vorresti che qualcuno lo risistemasse per te. Ti rimbocchi le maniche – visto che non hai trovato nessuno che ti fa questo favore gratis – e cominci a estirpare-vangare-sistemare. Sudi, fai fatica. Ma dopo i primi pensieri negativi – tipo: “potevo andare a fare un giro al lago” – ecco che a vedere l’orto che si trasforma poco a poco sotto i tuoi occhi i tuoi pensieri negativi si positivizzano – e scusate per l’italiano!

Pian piano acquisti fiducia e pensi di essere in grado di modificare la Natura a tuo favore – effimera illusione in realtà. Però ci prendi gusto.
E poi rimiri e rimiri il tuo lavoro, guardi che non ci sia una foglia, dico una foglia, fuori posto. Tutto in ordine, bello e pulito…

Se la cosa vi sembra troppo grande per voi fate una prova con qualcosa di più piccolo. Ad esempio un vaso di fragole.
Ecco qui sotto il suddetto vaso prima e dopo l’intervento di pulizia.
Buoni lavori primaverili a tutti 😉

vaso di fragole

Vaso di fragole