Stefano Passerotti e Anna Piussi: medaglia di bronzo al Chelsea Flower Show

Il “giardiniere coraggioso” di Orticolario Stefano Passerotti e la garden designer Anna Piussi partecipano con il loro progetto “The Sonic Pangea Garden” alla centesima edizione del Chelsea Flower Show di Londra, una delle più importanti manifestazioni di floricultura del mondo e… vincono la Medaglia di Bronzo!

Il progetto, realizzato da Passerotti – che ha coordinato il gruppo dei creativi di Orticolario 2012 – e da Anna Piussi – vincitrice l’anno scorso della categoria “Migliore allestimento del giardino -, fa parte di una rosa ristretta di proposte ammesse al Chelsea Flower Show per la sezione “Fresh Gardens”, dedicata alle opere più originali e inedite.

“The Sonic Pangea Garden” è ispirato dal mito classico: si tratta di una foresta incantata tappezzata di piante. Una radura all’interno del bosco sacro rivela un altare al dio dei boschi, Pan, e una chaise-longue circolare, sacra a Gea, la Madre Terra.
E non solo, l’ambientazione sonora di “The Sonic Pangea Garden” è del compositore Francesco Mantero, che ha realizzato le Ambientazioni Sonore di Orticolario 2012 e vinto la menzione speciale.

Le strutture della chaise-longue e dell’altare, invece, sono realizzate dall’azienda FDM F.lli Mazzola, che collabora costantemente con Orticolario e che, con il marchio iFlame, presenta ad ogni edizione novità sulle bio-torce nei progetti di Francesco Mazzola.
In occasione di Orticolario 2013, infatti, iFlame sarà l’artefice delle atmosfere di “Acqua e Fuoco in Darsena”.

La quinta edizione di Orticolario si terrà dal 4 al 6 ottobre a Villa Erba, sul lago di Como, e istigherà i visitatori a commettere – incessantemente e senza rimorso – “Peccati di gola in giardino”.

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L’ultima zucca

Pende da un palo di ferro dove ho avvolto il gambo, se ne sta lì solitaria e taciturna. Non è commestibile, e forse si chiede perché è capitata in un orto di colture buone e prelibate. Qual’è la sua funzione? Il senso del suo esistere? – se non può essere mangiata?
Nel passato, soprattutto nella nostra cultura occidentale, la zucca è stata canzonata. “Sei uno sciocco” può essere reso con lo stesso senso con la frase “Sei uno zuccone”.

Ma è proprio in questa sua assenza di utilità nell’orto dei prodotti commestibili che si svela un senso altro, inafferrabile, che sfugge alle nostre logiche di causa ed effetto, alla dicotomia utile versus inutile. E che si ricollega nella nostra tradizione cristiana all’inizio del Creato. Se esiste, se c’è nel Mondo, deve pur avere una qualche utilità. Ed è proprio nell’effimero, nella bellezza priva di utilità che si dipana il suo significato “altro”. Perché la bellezza – tolta ogni utilità pragmatica – serve per alzarci da terra e toccare le nuvole. Trovare la bellezza nelle cose semplici, come può essere una zucca, è più difficile che vederla nelle cose vistose – così vistose che a volte diventano di cattivo gusto.

Cara zucca, io potrò anche essere uno zuccone, ma tu nel mio orto stai pure tranquilla e cresci quanto vuoi, che per me rappresenti la bellezza nascosta nella semplicità, e se non ti mangerò non preoccuparti e non farti inutili colpe, ché diventerai un caro soprammobile o la protagonista di uno dei miei tanti still-life.

Un centro tavola… naturale

Eccomi entrato nel campo dell’arredo design. Vi presento un “naturale” centrotavola. Naturale perché trattasi di una pianta epifita: la tillandsia, appartenente alla famiglia delle Bromeliacee.
Vive in nel centro e nel Sud dell’America, appesa agli alberi e anche ai fili dell’elettricità. Vive senza terreno e usa le piccole radici solo per aggrapparsi a quello che trova. Per vivere raccoglie le sostanze nutritive dell’atmosfera.
Se dovete regalare una pianta a qualcuno che non ha affatto il pollice verde, questa tillandsia potrebbe fare al caso vostro. In ogni caso è un bellissimo centro tavola – come la rosa di Jericho.

Cappellini naturali / Natural hats

Forse per noi umani sarebbero un po’ scomodi, ma per le ghiande sono giusti e gli donano una naturale simpatia.
Dei bellissimi copricapi. Anche la texture ha il suo fascino e forse, per chi è brava/o a maglia, potrebbe essere uno spunto per fare un cappellino simile… a quello della ghianda.
Natura insegna, noi copiamo.

Who knows knitting could be inspired by these beautiful hats. Nature tech… we copy.

I cavoli romaneschi e le forme simboliche

Questo titolo del post a ricordare – con un po’ di goliardia – il più famoso libro del Panofsky La prospettiva come forma simbolica. Tra il cavolo e la prospettiva ne corre di strada, e anche se volessi fare qualche improbabile paragone questo non darebbe ragione della bellezza intrinseca delle forme del cavolo – ma neanche delle geniali intuizioni del Panofsky. Insomma, tra il cavolo qui sotto fotografato e il Panowsky non c’è nesso nè causa, ma lascio a voi trovare una simbologia per la forma del cavolo, se ne avete voglia.

Dei significati del cavolo ne ho già parlato, questa è la volta di parlare della sua forma.
Forse una delle più belle per la sua simmetria e la sua costruzione è quella di questo tipo di cavolo: il romanesco. Sono sicuro che già lo avete visto, anche in contesti diversi, non attinenti con la sua funzione. Ed è qui che si riallaccia la simbologia. E la fantasia.

Perché questo cavolo potrebbe essere un pianeta misterioso, avvistato non molto tempo fa da uno sconosciuto astronomo. O potrebbe essere la corazza di un animale preistorico, parente degli anchilosauri, scoperta per caso da un pastore siberiano nella tundra (s)ghiacciata. Ma potrebbe anche essere il gioiello perfetto, perduto nella notte dei tempi, di cui sono piene le favole. Divertitevi voi a scoprire a cosa potrebbe somigliare e che simbologia potrebbere celare. Questo è il gioco per le serate invernali – ché alla TV non fanno certo di meglio…

Sempre a proposito del cavolo romanesco, guardatevi la foto in questo post nel blog L’orto di Michelle.

Design insuperabile / Insuperable design

Il tulipano olandese, rosso, ma ancora bocciolo, ha una forma che è poesia.
È poesia perché apparentemente inutile: non dà nulla da mangiare.
Ma è anche design, perché “la forma segue la funzione” (Jean-Baptiste Lamarck).

Un momento. Ai fiori non interessa il design.
Siamo noi che copiamo forme e funzioni dalla natura, nel tentativo di superarla.
E ad alcuni manufatti diamo il nome design.
Dunque perché tutto questo discorso? Queste affermazioni e queste smentite?

Diceva Bruno Munari che una delle forme più perfette, l’uovo, è fatta con il culo.

[…]

The Dutch tulip, red bud, but still has a form that is poetry.
It is because poetry seems useless does not give anything to eat.
But it is also design, because “form follows function” (Jean-Baptiste Lamarck).

A moment. Flowers are not interested in the design.
We who copy forms and functions by nature, in an attempt to overcome it.
And some manufactures give the title design.
So why all this talk? These statements and these denials?

Bruno Munari said that one of the most perferct thing – the egg – is made with ass (rump)
(I am sorry, I do not know if I am able to translate this italian sentence correctly)

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