Nel post precedente parlavo dell’ideologia del progresso.
Pensavo per l’Italia agli anni ’60. Se vi capitano tra le mani delle riviste anni ’60/’70 – ho paura che dobbiate andare in biblioteca per trovarle – provate a soffermarvi sulle pubblicità. Noterete che si spingeva molto al consumo di plastica. Cosa più o meno utili e cose assolutamente inutili.
Ritornando ai nostri tempi, tra le cose inutili – ma che ci catturano per bellezza e per capacità simbolica – ci sono le casette per gli uccellini (hanno fatto anche le casette per i pipistrelli, per esagerare). Ne ho comperata una, perché sapevo che nessun volatile ci sarebbe mai entrato, figuriamoci se l’avesse eletta a sua dimora temporanea. È carina, vero? Belli i colori, belli i disegni decorativi. Il concetto di questi oggetti è credere che anche gli uccellini (merli, tordi, usignoli) apprezzino il nostro gusto estetico. Addirittura siano affascinati dall’idea di poter abitare in una casetta così trendy o chabby chic. A vedere questi oggetti il nostro cervello vaga anche su mondi assolutamente irreali, finti, dove il design sembra la soluzione per costruire un mondo “di bellezza”. Ma non è così. E infatti i merli che gironzolano nel mio orto si sono costruiti due nidi come Dio comanda. Li hanno fatti loro, senza bisogno di aiuti da noi umani. Un nido sopra il ligustrum, l’altro dentro all’alloro.
E sono bellissimi i loro nidi, cento volte meglio delle nostre casette che sembrano fatte di marzapane. Però una cosa mi ha lasciato abbastanza rattristato. Dovete sapere che io in orto non lascio borse di plastica o pezzi di plastica a destra e a manca. Ma nel nido nell’alloro, ecco spuntare… un pezzo di plastica!
Che tristezza. Adesso ripensando alla casetta degli uccelli che ho comperato penso che non possa esistere una casetta più brutta e inutile di questa.