Il fiore dell’aloe

Quando una pianta grassa fa dei fiori è sempre una sorpresa.
Sorpresa perché non ho idea di come saranno questi fiori.
Questi dell’aloe mi hanno stupito. Così non me li sarei immaginati.

E poi i fiori delle piante grasse, quelle con le spine, sono belli perché ti danno l’idea di quanto siano importanti per la pianta, e di come le spine sembrano siano state messe apposta per non cogliere il fiore. Una protezione efficace. Un filo spinato naturale, e dunque bello, felice… perché il filo spinato fatto dagli esseri umani ti fa venire in mente sempre brutti ricordi. Dell’infanzia, quando una volta nel filo spinato mi ci sono impigliato. Il sangue che usciva. I nonni che avevano paura mi fossi preso il tetano.

Dell’età adulta i ricordi sono ancora più cupi. Carceri, luoghi ghettizzati, sia per non far uscire le persone – carceri, centri di accoglienza, basi militari – sia per non farle entrare – certe case in Sud Africa e in Brasile, dove ti proteggi dai pericoli esterni rinchiudendoti in una prigione che chiami casa – ma che società è questa? Un ritorno al medioevo post-contemporaneo, dove il castello è il guscio che ti ripara dalle scorribande di barbari, unni, visigoti, normanni… tu il ricco che vive nel suo fortino, e fuori masse di poveracci disposti a tutto per sopravvivere. Il progresso tecnologico non produce dei miglioramenti a livello etico, al massimo introduce la società delle buone maniere. Il divario tra ricchi e poveri si accentua, come nel Medioevo.

Possibile che mi vengano questi pensieri guardando il fiore dell’aloe?

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