Oggi ho acquistato un libro che, credo, sia un cult per chi come me – e so con certezza anche per molti di voi – abbia deciso di cambiare rotta, rifuggendo dai miti patinati e catodici della società capitalistico-consumistica. Miti che giorno dopo giorno, alla prova dei fatti, perdono la loro presunta supremazia, pur continuando a gridarci con l’imperativo di imporci i loro stili di vita e le loro scale di valori. Ma andiamo avanti.
Il libro in questione è stato scritto nel 1976, in Irlanda, da John Seymour, quando ancora non si parlava di affanno delle Borse, di bolle finanziarie, di stallo dell’economia.
Il libro di Seymour – come del resto anche quello di Fukuoka, La rivoluzione del filo di paglia – è un omaggio al buon senso. Di che libro si tratta? Del famoso The Concise Guide to Self-Sufficiency – tradotto e pubblicato in Italia per i tipi della Mondadori con il titolo Guida all’autosufficienza. Il sottotitolo recita: Ovvero come coltivare il proprio orto, allevare gli animali, produrre cibi genuini, risparmiare energia scegliendo di vivere in modo ecosostenibile e senza sprechi.
Ora, Seymour è stato un precursore, un profeta… o una persona di buon senso? Propendo senza dubbio per la terza soluzione: una persona di buon senso. Il nostro problema è che il buon senso è stato in parte perso tra la plastica e i rifiuti dei giocattoli lasciati nelle discariche perché non più di moda. Questi sono i pensieri che mi scivolano dalle pagine del libro che sto sfogliando – tra l’altro con belle e didascaliche illustrazioni. Il libro non l’ho ancora letto interamente, ma già mi sento di consigliarvelo. Buona lettura.
P.S. = una particolarità del libro che ho acquistato. Sedici pagine – un sedicesimo per la precisione, è rilegato in brossura a filo refe – sedici pagine, dicevo, sono state rilegate al contrario, così che per leggerle devo capovolgere il libro, ma allo stesso tempo, per questa particolarità, l’ho pagato la metà. Ecosostenibile anche nel prezzo!
Non lo conoscevo. Grazie per il consiglio, lo cercherò!
@ taro: grazie a te del commento. Vedrai che anche dal punto di vista delle tecniche di giardinaggio/orticoltura offre dei punti di vista interessanti.
A presto,
Davide
Ma… è un testo rivoluzionario pericolosissimo! 🙂
Mi piace!!!!
Molto Rivoluzionario!
«Non avevamo un reale desiderio di autosufficienza, a livello cosciente. […] Ci siamo trovati a chiederci, ogni volta che compravamo un articolo industriale, se qualcuno si era divertito a produrlo. So che si ritiene che gli operai moderni abbiano una vita più facile dei contadini. Ma mi chiedo: più facile significa migliore? Più semplice? Più sana? Più soddisfacente sul piano spirituale? O no? Ogni volta che possiamo ci procuriamo ciò di cui abbiamo bisogno da piccoli e onesti artigiani e commercianti, finanziando il meno possibile grosse industrie, pubblicità e spese di rappresentanza». (da The Fat of the Land, 1976).
A presto,
Davide
Tutto giusto ma avrei solo qualche riserva sugli “onesti commercianti” perchè sono quelli che più evadono le tasse.
Dico questo, perchè grazie al mio lavoro, l’ho potuto verificare personalmente.
Ho un’amica giapponese che è costrettta, seppur contro la sua volontà, a fare acquisti quasi esclusivamente nei supermercati perchè , altrimenti, come straniera, è spesso vittima dei commercianti che, minimo, le triplicano i prezzi!
A presto
Silvana
Cara Silvana, in tutta franchezza, un po’ devo darti ragione, ma poiché tutto il mondo è paese gente onesta e disonesta la si può incontrare in tutti i settori commerciali. Personalmente, nei negozietti di quartiere compero solamente prodotti che so essere buoni e genuini, mentre al supermercato ultimamente vado solo per le offerte. Nei supermercati i prodotti in offerta attirano le persone che però andando lì, e trovandosi con un carrello gigantesco, lo riempiono di altri prodotti non in offerta e, sempre nella mia personale esperienza, mi è capitato di trovare anche al supermercato prodotti più cari rispetto al negozietto di quartiere. Bisogna sapersi muovere e selezionare secondo giusta causa 😉
Grazie del tuo commento e a presto,
Davide
Probabilmente nella mia città ci sono troppi furbetti ma non faccio di tutta un’erba un fascio.
Anche io amo ricercare la qualità al giusto prezzo e mi rifornisco, con regolarità, presso alcuni negozianti che amano proporre alimenti sani e buoni. Questo comporta un po’ di programmazione e il dover allontanarsi dal proprio quartiere con dispendio di tempo e di energie (in tutti i sensi).
Hai ragione. Se gli acquisti sono ponderati è già un passo avanti. 🙂
A presto
Silvana
@ Silvana: … e non dimentichiamoci che esistono anche i Gruppi di Acquisto Solidale (GAS) e che, almeno nella mia regione, tra le campagne, è abbastanza frequente trovare cartelli vicino alle case con scritte del tipo “Mele”, “Pere”, “Radicchio di Treviso”, “Miele Produzione Propria”, etc. Mi piace suonare, essere accolto in casa, fare due chiacchiere sulla bontà della coltivazione, e acquistare da chi, avendo un orto o un campo molto produttivo, mette a disposizione i prodotti della terra a prezzi equi – sia per me che per loro, perché un aspetto negativo della produzione industriale è che i prodotti della terra li pagano sempre meno, i contadini si arrabbiano e per protesta e per attirare l’attenzione dei media e delle istituzioni, buttano via frutta, verdura e vino. Non c’è cosa più brutta che sprecare il cibo. 😉
A presto,
Davide