Ancora rosso. Sono le foglie di una pianta nata spontaneamente nell’orto, che ho messo in vaso. Viste in controluce queste foglie sembrano sottili e trasparenti. Una sfumatura che dal giallo passa per l’arancio e arriva al rosso. Un’altra magia naturale, questa volta nell’orto, ché anche lui si colori, viva la gioia dell’autunno, anche se stretto nel tessuto urbano della città.
Dove ci sono orti, alberi e prati la città non soffoca, anzi partecipa più attivamente ai ritmi naturali. Penso a quanto potrebbero essere diverse le nostre città se fatte partecipi dei ritmi della natura, se si volesse considerare anche la Natura come un’opera architettonica e se si potesse pensare alle opere architettoniche come a qualcosa che deve avvicinarsi ad una creatura naturale. Non dei soli contenitori, ma contenuti essi stessi.
Basta un semplice rampicante, nato per caso e mai potato per pigrizia o per qualche altro futile motivo, a fare di un asettico muro bianco, di un trave in cemento armato, qualcosa di vivo, a cui è più facile affezionarsi, dedicare un pensiero positivo, guardarlo e accennare un sorriso.
A volte, quando sono in giro, alzo lo sguardo e osservo le facciate di case e condomini. Ricordo una volta di averne visto uno dove ad una finestra, e solo ad una, c’era una vaso con dei fiori. Le altre finestre erano asettiche, alcune con le persiane abbassate, altre con le persiane alzate. E quel fiore, in mezzo a tutte quelle finestre così vuote, sembrava allo stesso tempo prigioniero del loro grigiore, ma libero di urlare i suoi colori. Può anche darsi che il regolamento condominiale vietasse di esporre fiori alle finestre, ma chi abitava in quell’appartamento avesse deciso di infrangere il divieto.
Poi ho subito pensato alle opere-installazioni di Patrick Blanc, che eleva muri di vegetazione in verticale, sulle pareti di case e palazzi. Come sarebbero diverse le nostre città! E, chissà, come sarebbero diversi i loro abitanti…
P.S. = se non conoscete Patrick Blanc, ho trovato in rete questo video abbastanza esaustivo.